Smart working: una chance d’innovazione per l’Italia

redazione

Smart working: una chance d’innovazione per l’Italia

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martedì 07 Aprile 2020 - 16:34

Lavorare da casa: meno stress, più produttività e la possibilità di coniugare meglio i tempi di lavoro e quelli della propria vita. Lo “smart working”, locuzione in arrivo dal mondo anglosassone, in Italia viene tradotto con l’espressione “lavoro agile”, come formalizzato già nel 2017 da un’apposita legge volta a tutelare la flessibilità nei tempi e nei luoghi di lavoro.

In passato questa modalità di lavoro da casa era riservata a poche categorie come gli artisti, soprattutto quelli che possono lavorare da soli; i copywriter e copy editor, dalla diffusione della comunicazione di massa via internet; i trader finanziari e i traduttori di lingue, dalla diffusione di internet e dalla nascita del mercato finanziario digitale; i giocatori di poker sportivo, soprattutto dall’inizio della popolarità della variante poker Texas; e gli operatori di call center da quando è stata diffusa la banda larga in tutte le città italiane.

Perché lavorare da casa – Con il passare del tempo, invece, lo smart working è diventato un’occasione per tutti i settori lavorativi. Cosa si intende, quindi, per lavoro agile? Il principale discrimine è la mancanza di vincoli spaziali e/o temporali per aiutare il lavoratore a conciliare meglio le ore da dedicare al lavoro a quelle delle incombenze quotidiane della propria vita, come la gestione dei figli, avvalendosi di un’organizzazione per fasi, cicli e obiettivi grazie a un’intesa tra il datore di lavoro e la singola persona. Il cuore dello smart working è quindi la flessibilitàdell’organizzazione e la comune volontà di azienda e lavoratore di favorirsi reciprocamente, anche attraverso la dotazione di una serie di strumenti (smartphone, connessione internet, pc portatile o tablet) necessari per rendere efficiente e vincente la sfida del lavoro da casa.

Un altro dato importante è quello economico: la normativa italiana prevede l’assoluta parità di trattamento – sia dal punto di vista del reddito che delle garanzie normative, come ferie, malattia e infortuni professionali – rispetto a chi lavora nella modalità tradizionale, vale a dire recandosi in maniera periodica sul luogo d’impiego.

Vantaggi per ambo le parti – Innovare, conciliare e competere sono i tre obiettivi dello smart working in una logica che cerca di essere, tanto per il lavoratore quanto per l’azienda, “win-win”: cioè in cui tutte le parti in causa ottengono dei vantaggi, partendo dalle proprie esigenze personali. Un esempio molto chiaro, al riguardo, è quanto previsto dalla Legge di Bilancio 2019, che riconosce una priorità nelle richieste di lavoro agile (da presentare telematicamente da parte del datore di lavoro, previa intesa con il proprio dipendente) ad alcune categorie più sensibili di altre come i genitori che hanno figli in condizione di disabilità oppure chi, nei tre anni precedenti, ha concluso il normale periodo di maternità.

Con lo smart working si riscontra sicuramente una maggiore consapevolezza del proprio ruolo in azienda, aumentando l’intraprendenza e la crescita professionale e personale. Da non sottovalutare poi gli effetti benefici di lavorare in un ambiente rilassante e accogliente, come può essere la propria abitazione o – perché no – un parco o una bella spiaggia, come può accadere in Sicilia. Gestire al meglio il proprio tempo si traduce in una maggiore serenità e quindi in una maggiore produttività, rispetto a quanto si farebbe in un normale ufficio durante la “classica” giornata con tanto di timbro del cartellino.

Anche le imprese possono godere dei vantaggi del lavoro agile: dall’aumento della produttività alla riduzione dei costi (uffici più piccoli e bollette meno salate), senza poi considerare le minori lungaggini burocratiche e il calo delle tensioni interpersonali che si riflettono sia sull’ambiente di lavoro che sulla produttività. Più serenità al lavoro significa infatti più produttività, ma pure soluzioni nuove a problemi vecchi, grazie alla spinta verso l’indipendenza e l’intraprendenza dei propri dipendenti. C’è infine anche un ritorno in termini di pubblicità. Un’azienda che concede lo smart working e lo comunica all’esterno avrà dipendenti orgogliosi di lavorare per il brand, rendendosi molto più “appetibile” nella ricerca di nuove professionalità e talenti.

I dati italiani – Nel nostro Paese, a fine 2019, lavoravano in smart working circa 570 mila persone, secondo la ricerca condotta dall’Osservatorio Smart Working del Politecnico di Milano. Rispetto ai dodici mesi precedenti la crescita è stata del 20%, concentrata in particolare nelle grandi imprese (oltre uno su due: in percentuale, il 58%). La crescita maggiore è quella fatta registrare dalle piccole e medie imprese, salite complessivamente al 12%. Bene anche la pubblica amministrazione, arrivata al 16% del totale e, che ha visto raddoppiare i lavoratori in modalità agile. Un dato molto importante riguarda il grado di soddisfazione: tre lavoratori da casa su quattro, pari al 76%, si dicono soddisfatti, contro il 55% degli altri lavoratori. Anche le aziende ci guadagnano: il 75% di chi lavora in modalità smart working, infatti, dice di sentirsi pienamente coinvolto negli obiettivi produttivi dell’impresa, contro solo il 21% degli altri lavoratori.

Il paragone con il resto d’Europa – I numeri in crescita non possono tuttavia nascondere che il nostro Paese è ancora ben lontano dal considerare quest’approccio come diffuso e normalmente accettato. Sempre riferendosi al 2019, solo il 4,8% degli italiani lavorava, in modo stabile o saltuario, da un luogo diverso rispetto a quello canonico, ufficio o fabbrica che fosse. Siamo quindi ben lontani da altri territori dell’Europa, come i Paesi Bassi (qui la quota sale al 35,7%) e la Svezia, dove lavora in modo agile oltre il 34% degli impiegati. Sempre restano in Scandinava, sopra il 30% c’è anche la Finlandia, mentre sopra il 20% ci sono Paesi a noi più vicini come la Francia e l’Austria. Peggio dell’Italia, in questa classifica, solo alcuni Stati dell’Est come Bulgaria e Romania.

La strada per introdurre questo modo innovativo di lavorare come forma d’impiego consueta in Italia è ancora lunga. Nonostante questo, la diffusione di modalità di lavoro innovative, la maggiore implementazione di strumenti informatici e la crescita di copertura della banda larga nel nostro Paese sembrano davvero poter portare, ben presto, anche l’Italia a livello dei principali paesi occidentali.

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