Fioramonti lascia: e anche quest’anno, investiamo sulla scuola l’anno prossimo…

Vincenzo Figlioli

Marsala

Fioramonti lascia: e anche quest’anno, investiamo sulla scuola l’anno prossimo…

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giovedì 26 Dicembre 2019 - 16:53

Aveva detto che se il governo non avesse trovato le risorse per la scuola si sarebbe dimesso. Ed è stato effettivamente di parola l’ormai ex Ministro Lorenzo Fioramonti, che con una lunga lettera pubblicata sulla propria pagina facebook ha reso pubblici i contenuti della nota con cui già il 23 dicembre aveva formalizzato al Presidente Conte la propria decisione.

“Ho accettato il mio incarico con l’unico fine di invertire in modo radicale la tendenza che da decenni mette la scuola, la formazione superiore e la ricerca italiana in condizioni di forte sofferenza. Mi sono impegnato per rimettere l’istruzione – fondamentale per la sopravvivenza e per il futuro di ogni società – al centro del dibattito pubblico, sottolineando in ogni occasione quanto, senza adeguate risorse, fosse impossibile anche solo tamponare le emergenze che affliggono la scuola e l’università pubblica”. Pur rivendicando alcuni risultati raggiunti, Fioramonti ha dovuto prendere atto che al governo Conte è mancato il coraggio e la lungimiranza nel considerare il tema dell’istruzione prioritario rispetto ad altri. O, magari, è semplicemente mancata la convinzione, come lo stesso ex Ministro ipotizza: “Pare che le risorse non si trovino mai quando si tratta della scuola e della ricerca, eppure si recuperano centinaia di milioni di euro in poche ore da destinare ad altre finalità quando c’è la volontà politica”.

C’è però un altro passaggio della sua lettera in cui Fioramonti lascia riflessioni che meriterebbero immediata considerazione: “L’economia del XXI secolo si basa soprattutto sul capitale umano, sulla salvaguardia dell’ambiente e sulle nuove tecnologie; non riconoscere il ruolo cruciale della formazione e della ricerca equivale a voltare la testa dall’altra parte. Nessun Paese può più permetterselo. La perdita dei nostri talenti e la mancata valorizzazione delle eccellenze generano un’emorragia costante di conoscenza e competenze preziosissime, che finisce per contribuire alla crescita di altre nazioni, più lungimiranti della nostra. È questa la vera crisi economica italiana”.

Dopo anni di Ministri dell’Istruzione in quota Confindustria, buoni solo a tagliare risorse al pubblico e a strizzare l’occhio alle scuole private, Fioramonti aveva dato l’impressione di poter invertire il trend, mostrando soprattutto una buona conoscenza del settore di cui era stato chiamato ad occuparsi e delle sue note criticità: le classi pollaio, la perdita di ruolo dell’insegnante, i ritardi sull’innovazione, la fuga dei cervelli. Così, mentre altri ironizzavano sulla tassa sulle merendine che avrebbe finanziato nuovi investimenti sull’istruzione (come peraltro avviene in altri Paesi), Fioramonti ha preso progressivamente atto che le sue posizioni all’interno del governo Conte risultavano sempre più isolate, se non addirittura derise da qualche collega orgoglioso della propria formazione all’Università della strada. E in un Paese in cui nessuno si dimette per un impegno non rispettato, ha nuovamente dimostrato di essere diverso dagli altri.

Adesso tocca al governo Conte affermare la propria diversità nella forma e nella sostanza dagli esecutivi del recente passato, mostrando idee chiare sul ruolo dell’istruzione per la rinascita del Paese. Ricordando che l’Italia è tra i Paesi che spendono meno per l’istruzione e in cui si registra una tra le percentuali più elevate di Neet (giovani che non studiano e non lavorano). Altrimenti, anche chi ha visto la sua nascita con favore, si ritroverà a pensare che è servito solo a rinviare l’aumento dell’Iva e, soprattutto, a “congelare” per qualche tempo Salvini.

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