La memoria brucia

Chiara Putaggio

La memoria brucia

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giovedì 20 Luglio 2017 - 06:30

Sono già passati 25 anni. Ero al mare, a San Teodoro, con la mia famiglia. Mio padre aveva avvicinato la macchina, una proletarissima Fiat Ritmo, per consentire a mia madre di caricare più agevolmente le mille sacche che ci si portava dietro ogni volta che si decideva di andare in spiaggia. Poi mio padre ha acceso la radio e abbiamo sentito. “No! Un’altra volta, no!”, ha gridato mia madre di colpo. Un impeto che le è estraneo, in un luogo pubblico. Ma la rabbia e il dolore l’hanno sopraffatta. Un instante dopo ho capito, poi anche i miei fratelli. Il tempo si è fermato. D’un tratto quel bellissimo specchio d’acqua che unisce lo Stagnone al Mediterraneo è diventato buio. Non c’era più niente di bello e dire che era estate, e l’estate era sempre stata bella in Sicilia. Ma il cuore di Palermo, il cuore della Sicilia, era stato ferito a morte. Eppure non c’era tempo per il lutto. Era tempo di rialzarsi. E Palermo lo ha fatto. Lo ha dimostrato violando i cordoni imposti dai funerali voluti come blindati e si è presa i SUOI morti. Poi gli sconvolgimenti sono stati talmente tanti che è mutato persino il corso del tempo: dall’estate di morte è scaturita una fresca “primavera”.

Ma ora è di nuovo estate. Un’estate che brucia e le commemorazioni non bastano, sono doverose, sempre, ma non bastano. Il problema è culturale, economico, morale. Lo è chiaramente quando la testa della statua di Giovanni Falcone viene spiccata dal busto ed usata per vandalizzare una scuola che per di più porta anche il nome del giudice. Ma succede nel quartiere Zen, creato da una politica miope, se non dolosa tanto da aggregare e isolare ad un tempo chi fatica a mettere insieme il pranzo con la cena. È tragico e pericoloso l’attacco alla memoria di Rosario Livatino, la cui stele è stata profanata ad Agrigento. Significa che tutto può essere violato che tutto il bene nuoce e può essere oggetto di scherno. La memoria brucia quando nulla è più ritenuto degno di rispetto e si ferisce il cuore della nostra terra con incendi che ci tolgono il fiato, che imbruttiscono i nostri paesaggi, che ci privano dell’unico futuro possibile: la bellezza di questa regione che decisamente troppe volte è stata violentata da comportamenti a dir poco criminali. Intendo dire che anche la diffusione della povertà, indotta da questa crisi economica che ha inghiottito il nostro Paese, di certo non ha giovato al ritorno della “primavera”. Una volta il professore Nino Rosolia ha detto in una delle conferenze dei tanti progetti scolastici che bisognava insegnare ai giovani che: “la legalità conviene”. Ossia che vivere eticamente è opportuno, ma soprattutto edificante e garantisce un tenore di vita dignitoso. In questo l’Italia ha fallito. Di certo uno Stato che schiaccia il futuro con una tassazione esosa e la carenza di possibilità persino per i giovani eccellenti rischia di produrre mostri che non scelgono, non sanno farlo. Perché anche i loro sogni sono stati bruciati di notte, quando i canadair non posso volare e salvarli.

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