In memoria delle vittime del rogo al “Serraino Vulpitta”

redazione

In memoria delle vittime del rogo al “Serraino Vulpitta”

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venerdì 30 Dicembre 2016 - 15:50

“Merry crisis and happy new year” è il titolo della lettera- riflessione del Coordinamento per la Pace di Trapani che parte da un tragico fatto di cronaca avvenuto 17 anni fa, quando durante un rogo al CPT “Serraino Vulpitta” di Trapani morirono, bruciati vivi, tre immigrati tunisini. Altre tre persone si spensero nei mesi successivi a causa delle gravissime ustioni riportate.

MERRY CRISIS AND A HAPPY NEW FEAR

La strage nel Centro di Permanenza Temporanea “Serraino Vulpitta” di Trapani non smette di parlarci, a distanza di diciassette anni, con la potenza evocativa di un fatto brutale che si proietta, ancora oggi, sulla cronaca di ogni giorno.
Dopo tutti questi anni, lo scenario globale è drasticamente peggiorato. I flussi migratori sono aumentati, e davvero non potrebbe essere altrimenti.
Dalla polverizzazione del Medioriente, dove le potenze straniere muovono le loro pedine a tutela di inconfessabili interessi, passando per il martoriato continente africano, è facile constatare che la guerra è ormai una condizione permanente in cui sono costretti a vivere milioni di persone.
Le politiche degli stati e delle élites che gestiscono potere e risorse economiche sono orientate alla sistematica destabilizzazione di aree sempre più vaste del pianeta. Guerra e terrorismo globale sono gli strumenti, complementari e speculari, per l’approvvigionamento delle risorse e delle fonti energetiche, per il controllo dei territori, per la produzione di armamenti, per la conquista di nuovi mercati, per la manipolazione del consenso, per la costruzione di campagne elettorali.
È da tutto questo che donne e uomini continuano a scappare, anche a costo della vita. È a causa di tutto questo che si continua a morire di immigrazione.
Chi scappa dai bombardamenti o dai coltelli dello Stato islamico, chi fugge dalla povertà e dall’assenza di prospettive, trova – quando è fortunato – muri e filo spinato, botte e umiliazioni, schedature e discriminazioni, sfruttamento e intimidazioni. Chi non è abbastanza fortunato, semplicemente crepa: in fondo al mare, dentro un tir, sotto a un treno.
Tutto questo si ripete ancora, da almeno diciassette anni, da quando Trapani finì sui giornali di tutta Italia per l’incendio di una casa di riposo adibita a centro di detenzione per immigrati.
Oggi una capillare opera di propaganda istituzionale, agita su più livelli – dal nazionale al locale – vorrebbe addirittura contrabbandare un presunto “modello-Trapani” come buon esempio di efficienza e accoglienza sulla base del funzionamento dell’Hotspot di Milo. Certo, tutto va a meraviglia: gli immigrati che sbarcano al Ronciglio (e che non si trovano in una bara adagiata sul molo), vengono fotosegnalati e smistati verso il destino che solerti funzionari stabiliscono per loro. Questo è il modello di accoglienza di un’Europa che, continuando a produrre clandestinità, non concepisce corridoi umanitari e canali sicuri che consentano alle persone (siano essi migranti economici o profughi di guerra) di non intraprendere viaggi allucinanti nella speranza di essere intercettati da un mercantile o da una nave militare.
Nel 2017, intanto, l’Italia dei voucher e del precariato, delle grandi opere e delle mazzette, della mafia e della corruzione, spenderà per le forze armate almeno 23,4 miliardi di euro (64 milioni al giorno): tutti soldi sottratti all’occupazione, alla sanità, all’istruzione, al risanamento del territorio, a una più equa distribuzione delle risorse. Alla faccia della crisi.
Ma le priorità, in tutto il mondo, sono ben altre: chiusura delle frontiere e militarizzazione della società in nome della paura, del sospetto, della guerra al terrorismo.
La loro guerra e il loro terrorismo. I morti e le macerie sono soltanto nostri.

Coordinamento per la Pace – Trapani

ricordando Rabah, Nashreddine, Jamel, Ramsi, Lofti, Nasim e tutte le vittime dei confini, delle guerre e del terrore, in ogni angolo del pianeta

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