Confermata dalla Corte d’appello la sentenza di primo grado a carico di un cittadino mazarese. I fatti si riferiscono all’otto dicembre del 2015. Un uomo di 40 anni, Giuseppe Massimo Rondi, si era introdotto dentro un abitazione privata sita in via Francesco De Vita a Petrosino. La porta era socchiusa essendo la proprietaria davanti all’abitazione per stendere i panni. Secondo una ricostruzione dei fatti, nel frattempo arrivava a casa della madre Vincenzo Barbera, che notava un individuo a suo dire con fare sospetto, davanti alla casa. L’uomo riusciva a fuggire mentre all’interno dell’abitazione Barbera trovava il Rondi che a alla sua vista, dopo avere risposto confusamente alla richiesta del perché si trovasse all’interno della struttura privata, cercava la fuga all’esterno. Nasceva una colluttazione alla quale partecipava anche la madre del Barbera rientrata in casa. I due, con l’aiuto di altri congiunti e di un vicino, riuscivano a bloccare e ad arrestare l’uomo, facendo intervenire immediatamente i Carabinieri della stazione di Petrosino. I militari, preso in consegna l’uomo, raccoglievano la denuncia e iniziavano una prima indagine, mentre Barbera e la madre si recavano all’ospedale visto che nella colluttazione avevano riportato ferite, per fortuna di lieve intensità. Il Pm, Anna Sessa, aveva convalidato l’arresto dell’uomo disponendone gli arresti domiciliari e l’uso del braccialetto elettronico. Anche il Gip, Riccardo Alcamo, convalidava. I reati imputati all’uomo, difeso dall’avvocato Walter Marino, sono stati quelli di rapina aggravata e lesioni personali aggravate. L’udienza davanti al Gip, Francesco Parrinello, si è tenuta il 31 marzo scorso. Come da richiesta del Pm, Rondi era stato condannato a 2 anni e sei mesi di pena detentiva e a 600 euro di multa, oltre al pagamento delle spese processuali. A Vincenzo Barbera che si era costituito parte civile, assistito dall’avvocato Leonardo Genna, veniva riconosciuta una provvisionale di cinquemila euro. Ieri si è tenuta al prevista udienza davanti alla corte d’appello alla quale si era rivolto l’imputato. “Ci riteniamo soddisfatti dall’esito del processo palermitano – ci ha detto l’avvocato Genna –, il quale ha in pratica confermato la sentenza di primo grado emessa al tribunale marsalese”.
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