Nella notte tra sabato e domenica, personale della sezione criminalità straniera della Squadra Mobile di Trapani ha posto in stato di fermo Mohammed Chor, 25enne senegalese. Il giovane è indagato in concorso con altri soggetti allo stato ancora ignoti, per favoreggiamento aggravato all’immigrazione clandestina. L’arresto si inserisce nell’ambito delle attività effettuate lo scorso fine settimana a Trapani, in occasione dello sbarco presso il molo Sanità del porto della nave “M/N Dignity I” dell’organizzazione umanitaria Medici Senza Frontiere, su cui si trovavano 308 migranti di varia nazionalità, precedentemente soccorsi in mare, in occasione di tre distinti eventi S.A.R. (Search and Rescue). Nell’immediatezza sono state espletate le operazioni di sbarco dei migranti, con la presenza di personale dell’autorità marittima e sanitaria, al termine delle quali gli stessi sono stati sottoposti alle formalità di rito. Contestualmente, la nave aveva trasportato anche il cadavere di un altro migrante, cittadino etiope, precedentemente rinvenuto da una nave militare spagnola e con ogni probabilità deceduto per cause naturali.
Il personale della squadra mobile, da parte sua, ha raccolto le dichiarazioni degli stessi migranti allo scopo di raccogliere ogni utile informazione volta all’identificazione di eventuali scafisti o membri affini alle organizzazioni criminali. In particolare, alcuni dei soggetti interrogati singolarmente, hanno dato versioni convergenti riguardo le fasi del viaggio, fornendo descrizioni in sostanza sovrapponibili del migrante che aveva condotto il gommone dalle coste libiche fino al momento del soccorso da parte dell’imbarcazione di “Medici senza frontiere”. I migranti hanno riferito di essere partiti la notte tra il lunedì ed il martedì scorso dalla costa libica, pagando per il viaggio una somma pari a circa 1500 dinari ciascuno ad un mediatore libico. Tutto ciò, per imbarcarsi a bordo di un gommone che fin da subito ha dimostrato di versare in condizioni molto precarie. Gli stessi migranti sentiti dagli agenti della squadra mobile hanno riconosciuto in Mohammed Chor l’uomo che aveva condotto l’imbarcazione dalla partenza fino al soccorso. La stessa persona alla quale i libici avevano consegnato una bussola ed un telefono satellitare. Per questi motivi Chor è stato posto in stato di fermo ed, al termine delle formalità di rito, associato presso la casa circondariale di Trapani a disposizione dell’autorità giudiziaria procedente
Dall’inizio dell’anno, si tratta del sesto fermo posto in essere nei confronti di uno scafista, frutto di una strategia che la Procura della Repubblica e la Questura (tramite la Squadra Mobile per gli aspetti investigativi e l’Ufficio Immigrazione presso il quale operano qualificati mediatori culturali), stanno consolidando nel contrasto all’immigrazione clandestina.