Processo “The witness”, uno degli indagati chiede il rito abbreviato

redazione

Processo “The witness”, uno degli indagati chiede il rito abbreviato

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martedì 15 Settembre 2015 - 15:56

Angileri è l’unico dei quattro indagati che non è accusato di associazione mafiosa, ma di favoreggiamento

Si è tenuta ieri l’udienza preliminare del processo scaturito dall’operazione antimafia “The Witness”. Avanti il Gip di Palermo, alla presenza del pubblico ministero della DDA Piergiorgio Padova, i difensori degli imputati hanno fatto le proprie richieste i merito al rito da seguire per il giudizio dei propri assistiti. Tutti gli indagati hanno scelto il rito ordinario, tranne Sebastiano Angileri e la moglie Vita Maria Accardi, difesi entrambi dall’avvocato Carlo Ferracane, i quali hanno optato per il rito abbreviato. Gli altri imputati, ossia Antonino Bonafede difeso dall’avvocato Paolo Paladino, Vincenzo Giappone difeso dagli avvocati Stefano Pellegrino e Stefano Venuti e poi Martino Pipitone, difeso dagli avvocati Stefano Pellegrino e Vito Cimiotta, hanno chiesto il non luogo a procedere e, qualora questo non venisse accolto,  il rito ordinario. La prossima udienza, ove verrà discusso l’abbreviato e il Gip deciderà sulle richieste dei difensori, si terrà il prossimo 28 settembre. Si tratta del procedimento scaturito dall’operazione  “The Witness” effettuata dai Carabinieri del Ros e del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Trapani, in esecuzione di ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal Gip di Palermo, su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia. Nella operazione erano stati arrestati, con l’accusa di associazione mafiosa:  Antonino Bonafede, di 79 anni, pastore, pregiudicato per associazione di tipo mafioso, difeso dall’avvocato Paolo Paladino; Vincenzo Giappone, di 53 anni, incensurato, difeso da Stefano Venuti e Federico Sala. Martino Pipitone, pregiudicato per associazione di tipo mafioso e detenzione abusiva di armi è assistito dal Stefano Pellegrino e Vito Cimiotta. Quanto a Sebastiano Angileri è l’unico dei quattro arrestati che non era accusato di associazione mafiosa, ma che era indagato per favoreggiamento. In particolare, secondo la Dda, avrebbe accompagnato nel 2011, in due diverse occasioni,  Vincenzo Giappone e Martino Pipitone ad un incontro con Antonino Bonafede presso i suoi due ovili (uno in contrada Maimona, l’altro in località Selvaggi).

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