L’appello

Claudia Marchetti

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L’appello

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venerdì 10 Ottobre 2014 - 16:31

Le proposte “dal basso” spesso, riservano sorprese inaspettate. Eppure è quello che sta accadendo in questi giorni con la decisione di alcuni sindaci di spicco, di trascrivere nei registri dello stato civile le unioni omosessuali contratte all’estero. Il tutto ben condito da polemiche da più parti. Sarebbe una conquista importante soprattutto in un paese come l’Italia troppo indietro rispetto al resto dell’Occidente e rimasto da solo (insieme alla Merkel) a combattere la guerra della crisi. Ad averla presa molto male è stato il ministro degli Interni Alfano che ha inviato una circolare ai prefetti perché rivolgano un invito al ritiro e alla cancellazione delle trascrizioni di nozze gay, avvertendo che in caso contrario si procederà all’annullamento d’ufficio degli atti. Persino il Papa è più aperto di Angelino!

fassino pro gay

Le due dichiarazioni hanno suscitato solo disobbedienza e il sindaco di Torino, Piero Fassino, presidente ANCI, ha chiesto al Parlamento tempi rapidi per l’adozione di una legge ad hoc. Per la prima volta Movimento 5 Stelle, SeL e parte del PD si trovano d’accordo, ma anche i “seguaci” di Berlusconi dovrebbero essere favorevoli visto che la lady Pascale ne è diventata paladina. E mentre una sentenza afferma che dire “testa di…” ad un sindaco omofobo non è un insulto, tante sono già le città che si stanno attivando per la trascrizione. Noi qui, come siamo messi? Rivolgere al comune di Marsala un invito alla trascrizione nei registri dello stato civile delle unioni tra persone dello stesso sesso contratte all’estero sembra prematuro, considerato che attualmente vige un commissariamento. Ma il Consiglio comunale si potrebbe già pronunciare in attesa delle prossime elezioni che si svolgeranno in primavera. Al Consiglio comunale e al sindaco di Petrosino invece, noi di “Marsala C’è” rivolgiamo formalmente l’invito a trascrivere – nel caso ce ne fosse bisogno – i matrimoni gay avvenuti fuori dall’Italia. Perchè tutti hanno “diritto agli stessi diritti”. Perchè un giorno, se uno dei due muore, l’altro non deve rimanere “apolide”, ma deve poter godere della casa del suo compagno, di una pensione, di una reversibilità.

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