F 35

Gaspare De Blasi

Io la penso così

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venerdì 12 Settembre 2014 - 15:14

Alzi la mano chi, tra le tante priorità del Paese, pone la necessità di acquistare aerei da guerra. Non aerei normali per il trasporto di militari o di mezzi, ma gli F35, aerei con funzioni d’attacco che possono trasportare anche ordigni nucleari. Nei prossimi giorni il Parlamento sarà chiamato a decidere se continuare a finanziane gli acquisti. Per la serie meglio poco che niente, ci sono parlamentari che propongono di comprarne soltanto la metà. Poi c’è la società civile, quella che ha votato Renzi e che guarda (o guardava?) al nuovo. Primo firmatario lo scrittore Roberto Saviano è stata lanciata la campagna “Taglia le Ali alle Armi”. L’appello che chiede un No definitivo all’acquisto sbagliato è stato firmato da intellettuali e uomini di spettacolo (tra gli altrici piace citare Celestino Ascanio e il premio oscar Tony Servillo). Oltre all’atteggiamento pacifista, che noi sposiamo in pieno c’è, come dire, un contenuto economico. Vi ricordate che cosa accadde alla nostra provincia e alla nostra città in termini di disastro economico nel settore turismo quando lo scalo di Birgi fu impiegato nello scenario di guerra contro la Libia? Ma questo è l’indotto. Poi c’è la spesa diretta: tutto il progetto di acquisto degli aerei da guerra è previsto per un totale di 50 miliardi (si, miliardi avete letto bene) di euro. Oggi che è necessario ridurre tutte le spese, mentre chiedono denaro a chi non può più pagare i tiket sui farmaci e neppure si cura più, comprano aerei da guerra. Mentre non trovano i soldi per gli esodati, e per rinnovare il contratto di lavoro ai dipendenti pubblici, comprano aerei da guerra. Mentre chi non lavora non trova occupazione e neppure la cerca più, mentre c’è chi perde il posto di lavoro o chiude la sua piccola azienda, comprano aerei da guerra. Non sarebbe meglio, ministro della Difesa Roberta Pinotti, che questo denaro invece che per acquistare aerei da guerra venisse utilizzato per comprare i libri per la scuola dell’obbligo? A proposito lo scuola si chiama così non perché le famiglie sono obbligate ad indebitarsi per mandarci i figli, ma perché in un Paese civile la cultura deve essere obbligatoria e gratuita (quindi per tutti). Ora vediamo chi dobbiamo andare a bombardare…

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