Il 2017 si era chiuso con la visione, per nulla mistica, di Berlusconi in posa plastica accanto a Matteo Salvini e Giorgia Meloni davanti ad un albero di natale. Peccato per chi se l’è persa. Meritava. Anche la conferenza stampa di Maroni che annuncia il suo ritiro dalle prossime elezioni regionali in Lombardia, andava osservata per bene, in vista soprattutto delle politiche del 4 marzo prossimo. Qui non sarà Maroni a decidere, almeno così dice. Frasi che hanno già creato malumori all’interno di quella famigliola felice in clima natalizio.
Dall’altro fronte, c’è Renzi che, un po’ in ombra, cerca spazio rilanciando politiche di lavoro adombrato da Pietro Grasso, attuale Presidente del Senato, che si piglia l’intera scena sui media. Mite ma forte personalità, Grasso parla ai giovani con un allettante “no tasse universitarie” ed un’azione anti Jobs Act. Proprio in queste ore però, il PD cerca di eclissarlo sui contributi che Grasso non avrebbe pagato al partito (che ha lasciato, peraltro) e che l’ex magistrato antimafia respinge come “accuse infamanti”. Sarà lui a guidare la sinistra-sinistra, l’alternativa ai renziani, quella completamente scomparsa nel dopo Nichi Vendola? E mentre i 5 Stelle si preparano alle cosiddette “parlamentarie” chiedendo ai suoi iscritti di presentare la “fedina penale”, in verità, dal clima che si respira e che due mesi prima della corsa alle urne dovrebbe essere bollente, una scarsa attenzione verso la campagna elettorale, pare sia l’obiettivo di chi governa.
Accuse, botta e risposta, “chi offre di più”, ecc., meglio offrire ai cittadini qualcosa di cui (s)parlare che non sia la campagna elettorale in vista del voto. Se il bio-testamento e i vaccini erano argomenti su cui si poteva costruire un dialogo (sano o no qui poco importa) il 2018 è iniziato con la “sacchetto-mania”. Da quest’anno, secondo una legge ad hoc, i consumatori non potranno portarsi più nei supermercati i sacchi di stoffa da casa ma dovranno prelevare frutta e e verdura in sacchetti biodegradabili che hanno un costo di un centesimo. Più igienici e rispettosi dell’ambiente ma che all’utente poco importa. Da qui un’ondata di polemiche. In realtà i sacchetti si pagavano anche prima ma ci siamo fatti travolgere da una notizia distorta inveendoci contro. Per un sacchetto poi.
Chissà se qualcuno si accorgerà che la tassa sui rifiuti cambierà nome, che si pagherà a consumo, che dovrebbe portare un risparmio sempre che non aumenti la tariffa per il trasporto e smaltimento. Perchè, con le discariche sature che ci ritroviamo al Sud, sarà un grosso problema che graverà sulle spalle dei cittadini. Nessuno è andato a fare benzina da un mese a questa parte? Non vi siete accorti che costa di più? Non dovrete pagare le bollette? Bene, allora la rivoluzione fatela per motivi validi, non per un sacchetto di un centesimo. Che poi in fin dei conti, la situazione in Italia – un “Paese morto” come l’ha definito recentemente Piero Angela – è proprio come il nostro sacchetto bio appena fuori dal supermercato: si apre in due e cade tutto. Anche la speranza di assistere ad un cambiamento per le generazioni di oggi e di domani. Ah, buon 2018, comunque.