Aggiornamento 11/09 2017. La Firriato replica, respingendo ogni accusa: riceviamo e pubblichiamo quanto inviatoci dalla società responsabile della comunicazione della Firriato, in merito alla vicenda raccontata:
“Firriato ha sempre agito nel pieno rispetto della normativa nazionale e internazionale in materia di marchi. Nell’esprimere la massima fiducia negli accertamenti che l’Autorità Giudiziaria riterrà di condurre, Firriato ribadisce la propria certezza che tali verifiche non potranno che confermare l’estraneità dell’azienda da ogni ipotesi di comportamento illecito. La Società si riserva, naturalmente, di agire in ogni sede a tutela del proprio buon nome e della propria reputazione, frutto dell’impegno costante di quanti lavorano ogni giorno, con passione ed entusiasmo, per un’azienda fiore all’occhiello dell’enologia siciliana e nazionale di qualità“
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Avrebbero prodotto e diffuso sul mercato vini con etichette che rappresentavano la sua immagine e quella del suo ristorante, per questo motivo Pino Maggiore, patron della storica Cantina Siciliana ha denunciato l’azienda vinicola trapanese Firriato.
La vicenda risale a diversi mesi fa, quando il ristoratore si è trovato fra le mani una bottiglia di vino prodotto dalla Firriato e commercializzato nel mercato inglese. Inequivocabile l’etichetta del vino (un Perricone Syrah prodotto a Paceco) che aveva proprio il nome della Cantina Siciliana e riportava un disegno raffigurante l’ingresso e l’insegna del ristorante di via Giudecca e varie informazioni storiche sul locale. Inoltre una dicitura specificava “presentato dallo Chef Pino Maggiore e dal Winemaker Peppe Pellegrino”. Grande lo stupore del proprietario del ristorante trapanese, che sostiene di non aver mai autorizzato la diffusione del suo nome e della sua immagine per tale scopo. Per questo motivo lo stesso si è rivolto ad uno studio legale specializzato nel settore e, lo scorso luglio, ha denunciato l’azienda. I reati ipotizzati sono frode e falsificazione di marchio. Adesso la procura dovrà fare luce sulla questione. Il ristoratore, dal canto suo, ribadisce l’assenza di un accordo scritto fra le due parti, e intende andare avanti, con la richiesta di risarcimento danni. La vicenda rimane complessa perché sarebbero diversi gli attori coinvolti, fra cui anche la società che si è occupata dell’imbottigliamento e il distributore in Gran Bretagna.