Una condanna a quattro anni e mezzo di reclusione (con pena sospesa) è stata emessa dal Tribunale di Marsala Riccardo Alcamo nei confronti di Michele Licata. Termina così il processo con rito abbreviato che si è celebrato davanti al gup Riccardo Alcamo. Una sentenza che in gran parte accoglie l’impianto accusatorio, che vedeva l’imprenditore lilybetano imputato per truffa, malversazione ed evasione fiscale. Rispetto alla richiesta del pm Antonella Trainito (sei anni e mezzo di reclusione), la sentenza è più mite poichè Licata è stato prosciolto dall’accusa di falso in dichiarazione privata, in quanto il fatto “non costituisce più reato”. Per quanto riguarda le figlie Clara e Valentina, per cui è già stato concordato il patteggiamento, si attende invece il completamento della procedura. Gli avvocati Stefano Pellegrino, Carlo Ferracane, Salvatore Pino e Gioacchino Sbacchi hanno già fatto sapere di voler presentare ricorso in appello, convinti dell’insussistenza dei reati di truffa e malversazione, per i quali avevano già chiesto l’assoluzione nell’ambito del procedimento adesso concluso. L’imprenditore lilybetano, da parte sua, pare che abbia accolto con serenità il verdetto, mostrandosi fiducioso sulla possibilità di ribaltarlo (almeno parzialmente) in secondo grado.
Nel frattempo, il sindaco di Petrosino Gaspare Giacalone ha voluto commentare sulla propria pagina Facebook la sentenza: “Vi sembrerà strano, lo so, ma da un punto di vista umano sono dispiaciuto per la condanna a 4 anni e mezzo di reclusione per Michele Licata. Avrei preferito che le cose fossero andate in altro modo sinceramente e che ci fosse stato un sistema di controlli e prevenzione più efficiente per evitare quello che è successo. In questi anni lo so solo io quello che ho subito nel vedermi schierato contro un sistema feroce di amicizie e protezioni. Di privilegi e di occhi chiusi che non si erano accorti di nulla. Michele Licata non può aver fatto tutto da solo. Privilegi, abusi, prepotenze, truffe ed evasione fiscale di portata colossale. Me li ricordo ancora gli insulti che ho ricevuto quando ho cominciato a far capire che le leggi andavano rispettate e che non mi lasciavo affascinare minimamente dal luccicare della potente ricchezza. Ricordo ad uno ad uno chi lo ha difeso e protetto, attaccandomi pesantemente. Oggi non voglio scuse e nemmeno comprensione da nessuno. Ma lasciatemi dire che giustizia sarà fatta quando a pagare non sarà solo Licata ma verrà sgominato anche tutto quel sistema che ha permesso a lui – e che continua a permettere ad altri – di arricchirsi alle spalle dei cittadini onesti. Quel sistema è li, ancora intatto e pronto a combattere senza alcun scrupolo per riprendersi il controllo di un territorio. Non sia un uomo solo a fermarli, ora è un dovere per tutti”.