E’ morto all’età di 88 anni Goffredo Fofi. Giornalista, scrittore, intellettuale – spesso fuori dal coro – ha legato il suo nome principalmente alla critica cinematografica. Tra i meriti che gli vengono più spesso attribuiti c’è la rivalutazione di Totò, spesso snobbato dalla critica più ideologizzata, ma amatissimo dal pubblico. Il suo libro Totò, l’uomo e la maschera riabilitò il “principe della risata”, che peraltro – nella parte finale della propria carriera – aveva collaborato con Pier Paolo Pasolini in “Uccellacci e uccellini” e ne l’episodio “Che cosa sono le nuvole?”.
Originario di Gubbio, Goffredo Fofi ha legato il proprio nome anche alla Sicilia per la sua scelta, in giovane età, di seguire Danilo Dolci a Trappeto, partecipando alle battaglie contro la mafia e al fianco dei disoccupati, finchè non gli fu consegnato dalle forze dell’ordine un foglio di via “per aver insegnato senza percepire stipendio”. Tra le varie pubblicazioni legate al cinema, meritano menzione anche i libri dedicati al documentarista palermitano Vittorio De Seta. Sempre sul fronte dell’impegno civile, nel 1972 Goffredo Fofi fu tra i fondatori, a Napoli, della Mensa dei bambini proletari.
In generale, Goffredo Fofi viene ricordato per la sua capacità di distinguersi dalla critica mainstream, proponendo uno sguardo da outsider, spesso provocatorio nei confronti del dibattito culturale italiano e la tendenza all’omologazione e alla spettacolarizzazione. Accanto alle numerose pubblicazioni, si è distinto per alcune interessanti iniziative editoriali, tra cui la rivista letteraria “Lo Straniero” fondata nel 1997 e portata avanti fino al 2016.
Con L’oppio del popolo, pubblicato nel 2019, era stato molto critico nei confronti della cultura contemporanea, ritenendo che avesse smarrito la sua funzione di strumento di emancipazione, per diventare sempre più un rassicurante mezzo di consumo. Non a caso, a chi gli chiedeva un parere sul cinema italiano degli ultimi anni, Fofi era solito rispondere senza titubanze: “E’ morto”.