Uniti per i diritti delle donne e degli uomini scalzi, che attraversano il Mediterraneo o le frontiere europee per sfuggire alle guerre, alle persecuzioni e alla povertà, circa 200 marsalesi si sono ritrovati ieri sera davanti al Porto per una marcia simbolica conclusasi presso la Chiesa di San Giovanni Battista. Accanto alle associazioni, ai gruppi religiosi e ai richiedenti asilo di alcuni centri del territorio, si sono ritrovati tanti cittadini che hanno scelto di dedicare la propria serata alla riflessione, all’incontro e all’impegno civile.
Ad accogliere i partecipanti è stato l’arciprete padre Giuseppe Ponte: “Stasera questa Chiesa è di tutti. Di chi crede e di chi non crede. Non esiste una Chiesa di destra e una Chiesa di sinistra. La Chiesa è del Padre”, ha sottolineato il sacerdote marsalese, che nel suo intervento ha seguito il solco delle più recenti dichiarazioni di Papa Francesco, a proposito dell’accoglienza dei migranti. Anche il presidente degli “Amici del Terzo Mondo” Enzo Zerilli ha citato il Pontefice, sottolineando le sue parole a proposito delle Chiese che non devono essere musei, ma devono spalancare le proprie porte ad ammalati, poveri e senza tetto. “Abbiamo il dovere di essere testimoni quotidiani dell’accoglienza, cominciando con l’accogliere di chi la pensa in maniera opposta a noi”, ha sottolineato il coordinatore provinciale di Libera Salvatore Inguì, prima di lasciare spazio ai richiedenti asilo, ospiti dei centri Sprar del territorio, che hanno letto alcuni stralci dell’appello per la “marcia degli uomini scalzi”, lanciato nei giorni scorsi da alcune personalità del mondo intellettuale e artistico italiano, dimostrando di considerare la cultura uno strumento importante per il loro processo di inserimento nella loro nuova comunità. “Vi ringraziamo per l’accoglienza e per questa serata. Abbiamo bisogno del vostro aiuto, ma anche del vostro amore”, ha detto uno di loro.
Tra i presenti anche i consiglieri comunali Daniele Nuccio e Linda Licari, l’assessore Anna Maria Angileri e il sindaco Alberto Di Girolamo. “Non limitiamoci all’accoglienza, impegniamoci a cambiare le cose”, ha affermato il primo cittadino lilibetano. Tra gli intervenuti, anche Kia Farmad, cittadino marsalese emigrato dall’Iran dopo l’avvento di Khomeini e Caterina Martinez, in rappresentanza del Centro antiviolenza “Casa di Venere”, che ha aderito all’iniziativa assieme alle associazioni Amici del Terzo Mondo, Amunì, Archè, Agesci, CIF, Libera, Marhaba, al Consorzio Solidalia e all’Azione Cattolica della Parrocchia di Sant’Anna.