Capo Feto: oasi naturale tra Mazara e Petrosino o discarica a cielo aperto?

Luca Di Noto

Capo Feto: oasi naturale tra Mazara e Petrosino o discarica a cielo aperto?

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venerdì 11 Ottobre 2024 - 07:00

Da oasi naturale a discarica abusiva il passo rischia di essere breve. Anzi, brevissimo. Questo è ciò che si evince dalla passeggiata che qualche giorno fa abbiamo fatto, con tanto di reportage fotografico, a Capo Feto, zona costiera collocata tra Petrosino e Mazara – da dove in pochi minuti è facilmente raggiungibile da Tonnarella. Se in estate la spiaggia di Capo Feto è frequentata da famiglie e amanti delle giornate a mare un po’ più wild, per stare lontani dal caos cittadino e godere di ciò che la natura circostante può offrire, adesso che la bella stagione ha chiuso il sipario è tempo di tracciare il bilancio. E questo non è certo lusinghiero.  I cumuli di immondizia si trovano infatti qua e là lungo tutta la spiaggia e la zona collocata anche alle spalle delle dune, segno che le persone hanno passato lì la loro giornata, preso il sole, bivaccato e consumato senza però preoccuparsi di raccogliere i rifiuti prodotti. Il passaggio dell’uomo, insomma, ha lasciato la sua impronta e questo fa al momento di Capo Feto una discarica a cielo aperto. In spiaggia si trova di tutto, da giubbotti abbandonati a una griglia che probabilmente qualche settimana fa sarà servita per arrostire e mangiare in compagnia. E una volta esaurito lo scopo è stata lasciata lì a due passi dal mare.

Ma si trovano sparse qua e là anche bottiglie di vetro o di plastica, lattine e rifiuti di vario genere a testimoniare il passaggio, in media incivile, dell’uomo. Dal luglio del 2011 il ministero dell’Ambiente ha riconosciuto Capo Feto come zona umida, tutelata ai sensi della Convenzione di Ramsar, insieme alle paludi di Margi Spanò che si trovano a Petrosino e alla limitrofa riserva naturale integrale Lago Preola e Gorghi Tondi. L’oasi è situata in una zona che è caratterizzata da una consistente presenza di zone umide e paludose. Chi frequenta la spiaggia saltuariamente per andare a fare jogging e attività fisica ci ha raccontato di una zona senza controlli, in cui raramente si vede passare una pattuglia della Guardia di Finanza o delle forze dell’ordine in generale.

Ma in assenza di controlli – ci spiega Antonio che spesso va lì in bicicletta – la gente nei mesi scorsi veniva addirittura ad abbandonare gabinetti, sanitari, elettrodomestici, grandi rifiuti e tutta quella roba che non è facile da smaltire”. Chiaramente non si vuole assolutamente generalizzare, non tutti ragionano in questo modo. E così, mentre passeggiavamo in spiaggia, ci è capitato di incontrare Jaroslav e Petra, una coppia di giovani turisti in vacanza dalla Repubblica Ceca. I due, mentre prendevano il sole, si sono sentiti infastiditi dalla sporcizia circostante. E ciò li ha spinti ad armarsi di sacchetto e cominciare a raccogliere ciò che potevano e che era stato lasciato lì in maniera selvaggia, da lattine a bottiglie di vetro, da pacchi consumati di sigarette a infradito abbandonate.  Insomma, da una parte servirebbero i controlli e dall’altra la civiltà della gente per lasciare incontaminato quello che senza la mano dell’uomo sarebbe un paradiso naturale. Affidarsi però soltanto al buon senso, senza alcuna iniziativa a fungere da deterrente, come dimostrano le foto e i cumuli di immondizia sparsi qua e là, risulta una battaglia persa.

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