Indigeni, la Spada Ucraina e la Seggiola Russa

Sebastiano Bertini

Lo scavalco

Indigeni, la Spada Ucraina e la Seggiola Russa

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martedì 01 Agosto 2023 - 07:51

L’atleta ucraina Ol’ha Charlan ha battuto, nella sciabola, la russa Smirnova.

Quando l’incontro è finito, l’ucraina ha opposto alla mano tesa della russa la propria spada.

Risultato: tre quarti d’ora con la russa su una seggiola a occupare, polemica, la pedana; squalifica secca della Charlan.

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Squalifica, direi, per “dissacrazione”.

Violazione del rituale.

Violazione “potente”, vorrei osservare, soprattutto perché colpisce – nel suo punto più sensibile – lo schema psichico profondo che permette a noi moderni di trovare nei “giochi” valori civili e umani.

Fra parentesi: valori che, se si osserva la prospettiva storica, ci arrivano “arricchiti” da quel processo di secolarizzazione che connette il lontano agòn dedicato a Zeus, il “saluto” come forma di religioso augurio, alla nostra età laica.

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Stiamo allo schema psichico di profondità.

Ora, non è difficile notare come le attività da “diporto” – da qui, o meglio dalla forma francese desport più antica, deriva il lemma “sport” – abbiano sempre svolto la funzione di “neutralizzatrici” dell’aggressività insita in tutti gli strati sociali.

In tutti i modi le si guardino, le attività sportive hanno sempre vissuto in forte prossimità alla pratica militare.

Basti pensare al racconto mitologico che dà origine alle Olimpiadi, oppure al modo in cui i fascismi del ‘900 hanno visto lo sport come propedeutico all’inquadramento e all’azione sul campo.

Una buona parte delle discipline “classiche” si può immaginare – e qui il filtraggio attraverso la tradizione militare della “nobiltà di spada” medievale è determinante – esito di una scomposizione delle abilità guerriere: la corsa, il getto, il lancio, la scherma, la lotta…

La differenza però la fa il contesto: per antica sacralità e per civil consesso, il campo di battaglia diviene quello da gioco; le armi divengono spuntate o magari vengono sostituite da pallottole di stracci; soprattutto, il nemico è trasfigurato in avversario.

Al termine del “conflitto” non si contano i morti, ma i punteggi; gli avversari ritornano di colpo semplici individui, magari anche perfetti sconosciuti.

Il “saluto”, la stretta di mano, è il disinnesco della violenza. Chiude il confronto all’interno del campo da gioco.

Ecco che allora il gesto della Charlan guadagna in gravità e dirompenza.

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Accade cioè che in uno sport che è surrogato di una disciplina marziale, quest’episodio divenga surrogato della storia bellica recente.

Occasione per lanciare un messaggio di “umano” rispetto?

Totalità del presente. Difficile biasimare chi subisce un’invasione.

Niente astrazione. Niente “sospensione” del mondo oltre le cortine dell’evento sportivo.

La guerra tra le nazioni è, evidentemente, guerra di uomini e donne.

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Samuel Huntington, nel suo Scontro di Civiltà – che, detto per inciso, è forse uno dei libri più importanti degli ultimi trent’anni – aveva spiegato benissimo che i processi di “indigenizzazione”, dopo il ’90, sarebbero stati in evoluzione e sarebbero proceduti in crescendo.

Con la fine del mondo bi-polare, con la caduta del Muro, l’analista aveva rilevato la tendenza generale delle comunità a rifugiarsi nelle “culture e negli interessi locali”.

Gli Indigeni moderni quindi sono emersi come tutti coloro che, caduti i macrosistemi politici e strategici, si sono trovati in balia di un maroso globalizzante tanto culturale quanto economico, dal quale hanno tentato di difendersi con gli argini della “tradizione” e della “localizzazione”; con la memoria del sangue e della terra.

Sangue e terra: in fondo tribù.

Tribù che assale, per ingrandire sé stessa; Tribù che lotta per sopravvivere.

E i vincoli tribali non ammettono l’astrazione del “gioco sportivo”, non ammettono nessuna distanza tra una donna e la sua gente e la sua nazione.

Sebastiano Bertini

Sebastiano Bertini è docente e studioso. Nel suo percorso si è occupato di letteratura e filosofia e dai loro intrecci nella cultura contemporanea. È un impegnato ambientalista. Il suo più recente lavoro è Nel paese dei ciechi. Geografia filosofica dell’Occidente contemporaneo, Mimesis, Milano 2021.

https://nel-paese-dei-ciechi.jimdosite.com/

https://www.mimesisedizioni.it/libro/9788857580340

Lo Scavalco è una scorciatoia, un passaggio corsaro, una via di fuga. È una rubrica che guarda dietro alle immagini e dietro alle parole, che cerca di far risuonare i pensieri che non sappiamo di pensare.

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