Il governo accende i riflettori sull’aeroporto catanese di Fontanarossa dopo il rogo, il 16 luglio scorso nel Terminal A, ma non ci sono buone notizie per il ritorno alla normalità, che sta mettendo in ginocchio anche gli altri aeroporto siciliani. Tralasciando il più vicino e più piccolo Comiso, allo scalo di Palermo si registrano bagagli stipati in fila con centinaia di migliaia di viaggiatori che si incrociano tra ritardi in arrivo e in partenza, Birgi che fa il suo gran lavoro in emergenza, con la Protezione Civile e le altre Autorità accorse ad accogliere sotto il sole cocente il maggior flusso non previsto.
Insomma, tutto avrebbe dovuto tornare come prima il 19 luglio scorso ma così non è stato.
Il ministro del Made in Italy Adolfo Urso ha affermato: “Ormai è evidente che ci sia stata una mancata programmazione e che siano state carenti le verifiche sui programmi infrastrutturali, annunciati e mai realizzati. Il danno al sistema produttivo di Catania e della Sicilia orientale è grave, sia per l’impatto immediato, e non solo sul campo turistico nel pieno della stagione, sia per quello reputazionale, che rischia di perdurare nel tempo. È passata una settimana e ancora non è chiaro quando ritorneremo alla cosiddetta normalità”.
A tutto ciò si aggiunge la già difficile situazione di partire dalla Sicilia ed arrivare in Sicilia, il caro-prezzi, i biglietti di andata a poco prezzo e quelli di ritorno con un rincaro assurdo.
Forse sarà la volta e buona che si accenda un faro sulla situazione aeroporti e trasporti nell’isola.