Nell’ultima settimana la politica siciliana ci ha regalato due notizie difficilmente prevedibili.
La prima riguarda Giancarlo Cancelleri, di cui sabato è stato annunciato il passaggio nelle file di Forza Italia. Benchè i siciliani siano storicamente abituati ai trasformismi, pochi avrebbero immaginato che il geometra nisseno sarebbe potuto approdare nel partito fondato da Silvio Berlusconi e Marcello Dell’Utri dopo essere stato, per una lunga stagione, l’uomo di punta dei pentastellati nell’isola (due volte candidato alla presidenza della Regione, viceministro e sottosegretario nei governi Conte e Draghi).
Forse ancor più sorprendente, tuttavia, rischia di rivelarsi la seconda notizia, di cui molto si sta discutendo in queste ore: il prossimo passaggio (finora non smentito) dell’europarlamentare del Pd Caterina Chinnici tra le file di Forza Italia. E’ vero che la figlia del magistrato ucciso da Cosa Nostra aveva fatto parte del governo regionale guidato da Raffaele Lombardo, ma la doppia elezione a Bruxelles con i dem e la candidatura alla presidenza della Regione seguita alla vittoria delle primarie, lasciava pensare a un’identificazione della Chinnici con l’area progressista, che, tuttavia, adesso starebbe venendo meno.
Chi scrive di politica, probabilmente, non dovrebbe mai scandalizzarsi troppo, di fronte ai cambi di casacca che tradizionalmente si ripropongono dalle piccole assemblee comunali ai parlamenti nazionali o europei. C’è chi rivendica orgogliosamente il proprio diritto a cambiare idea, chi giura di aver mantenuto le convinzioni di sempre ma di essere stato costretto a cambiare per colpa di altri, chi – ancora – argomenta in maniera fumosa sulla convinta evoluzione del proprio percorso politico. Raramente sentiremo qualcuno che dirà di aver semplicemente litigato con qualcun altro per un incarico, una candidatura, un’aspettativa non rispettata e che – alla luce di ciò – ha deciso di spostarsi altrove.
L’aspetto più triste è che nel dibattito che solitamente si scatena, in questi casi, non capita mai che qualcuno si soffermi a pensare agli elettori: coloro che hanno votato con convinzione ed entusiasmo Giancarlo Cancelleri o Caterina Chinnici semplicemente perchè li ritenevano diversi dagli altri e perchè – magari – pensavano che rappresentassero figure autorevoli da opporre a un fronte politico che – sentenze alla mano – si è spesso rivelato incline ai rapporti con le organizzazioni criminali che hanno costantemente tarpato le ali allo sviluppo e alla crescita della Sicilia.
Di fronte alla delusione di questi elettori, risulta facile immaginare il ghigno soddisfatto di chi, da tanto tempo, ha deciso che non vale più la pena andare a votare. “Perchè tanto, poi, del nostro voto fanno quello che vogliono”.