La “cassata” di Giovanna Lentini al Museo Riso di Palermo per omaggiare i maestri corallari trapanesi

Claudia Marchetti

La “cassata” di Giovanna Lentini al Museo Riso di Palermo per omaggiare i maestri corallari trapanesi

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venerdì 03 Aprile 2015 - 09:54

Superba e regale, intessuta di preziosità memori dei monili dei maestri corallari trapanesi dei secoli XVI e XVII, con quegli intarsi e decori in smalti di contorno, è la cassata dell’artista Giovanna Lentini. Creata in occasione dell’evento “I Love Cassata”, organizzato dallo chef Peppe Giuffrè alla caffetteria “Caffè e Stanze del Gusto”, presso il Museo di arte moderna e contemporanea “Riso” di Palermo. Prelibatezza che si presta non soltanto al gusto ma anche all’osservazione e alla contemplazione, un invito costante alla tentazione. La cassata è il dolce siciliano più amato, conosciuto in tutto il mondo e vanta una leggenda simpatica e originale che desidero ricordare. Dall’ arabo “qas’at”, si racconta infatti che un pastore saraceno stava impastando della ricotta di pecora con lo zucchero di canna in un recipiente semisferico di rame, e abbia risposto  “qas’at”, il nome arabo della scodella, a un siciliano che gli aveva chiesto, invece, il nome del dolce. L’aggiunta del pan di Spagna, introdotto dagli spagnoli durante la loro dominazione in Sicilia, diede un tocco di sofficità, tanto da divenire così un dolce tipico da servirsi soltanto a Pasqua. Rotonda come il sole, la cassata, ricorda il suo tramonto e il suo risorgere, simboleggiando la passione, morte e resurrezione di Gesù Cristo. Un proverbio siciliano recita “Tintu è cu nun mancia a cassata a matina ri Pasqua” (“Meschino chi non mangia cassata la mattina di Pasqua”). Obbligo, dunque, gustare questo raffinato dolce, che incanta gli occhi e seduce i palati più fini, nel giorno di festa. Attenta e accurata la decorazione con i canditi disposti a corolla, trasforma il dolce in una corona reale, gioiello stimato a corte. Giovanna Lentini, omaggia non solo la tradizione dolciaria siciliana ma ricorda anche, con la sua arte ricercata ed elegante, un’altra tradizione, quella dell’antica lavorazione dei gioielli ad opera delle maestranze trapanesi del corallo.

 Gianna Panicola

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