Se in tempi di pandemia (e ora pure di guerra mondiale), festeggiare il carnevale è un pensiero decisamente non prioritario, per amore dei nostri bimbi, a cui già molto è stato tolto negli ultimi due anni, abbiamo deciso di vestirli ugualmente in maschera.
Per la festa scolastica, il vestito è stato scelto rigorosamente uguale per tutti gli studenti. Vestito da limone, cucito da quelle sante e brave donne che indossano le sembianze terrene di rappresentante di classe e sua vice. Il signore glielo paghi, diremmo noi in un italiano stentato, tradotto letteralmente dal dialetto siciliano.
Veloce, economico, istruttivo. I più coraggiosi direbbero anche “inclusivo”.
Il carnevale pomeridiano, riassunto in un unico pomeriggio festeggiato in casa con altri 5 bimbi e con relativi genitori rigorosamente muniti di mascherina, ha richiesto preparativi più importanti.
Principalmente per il vestito, chiaro.
Dopo aver vagliato alcune opzioni online, abbiamo scelto di rivedere vecchie foto di noi genitori piccoli, vestiti per il carnevale.
Una intera galleria fotografica che ritraeva me e le mie sorelle, in vestiti rigorosamente cuciti a mano, nelle espressioni meno belle di noi mentre indossiamo abiti da albero di mele, prato con lumache, mare con pesci e molluschi non meglio definiti, il tutto intervallato da una parentesi, mica tanto breve poi, di abiti di varie nazionalità del mondo: indiane, cinesi, hawaiane.
Così, mentre il tuo amico del cuore, vestito da principe azzurro, flirtava innocentemente con la tua amica del cuore, in sembianze da principessa con vestito in tulle rosa, stile bomboniera di confetti per battesimo bambina, a noi toccava rimanere in un angolo a litigare con una bomboletta spray di stelle filanti che non aveva mai funzionato, nemmeno per sbaglio.
Se, dopo questo momento amarcord, con Chiara non avevamo capito ancora come vestirci, abbiamo capito sicuramente come non vestirci.
Forse per tutti questi motivi, senza consultarla e sperando in un effetto (bella) sorpresa, le ho comprato un abito fuxia-rosa tre in uno: dama di corte, fatina del reame, bella addormentata nel bosco. Tre vestiti al prezzo di uno. 19,90 euro al supermercato, un vero affare.
Per la piccola, è stato ancora più semplice: un vestito da dalmata, nemmeno a dirlo, riciclato dall’armadio della sorella. Con tanto di cappello e orecchie nere penzolanti sul viso.
La festa è andata bene e i bambini si sono divertiti tantissimo, tra un Baby Shark dudududu e una canzone di Carolina. E le mamme, grazie allo spritz nascosto e vietato ai più piccoli, sono riuscite a reggere fino alla fine.
Al rientro a casa, i coriandoli erano persino dentro il pannolino. Stanchi come se avessimo attraversato chilometri di deserto a piedi, sotto il sole e senza acqua potabile (manco vivessimo a Marsala!), ci siamo infilati tutti dentro la lavatrice e, subito dopo, buona notte ai suonatori (o sognatori).