E’ stata incentrata sull’escussione dei testi della parte civile l’udienza del processo a carico di Margareta Buffa, tenutasi presso l’aula bunker del Tribunale di Trapani. Il primo a deporre è stato il commercialista marsalese Renato Isaia, che per un periodo è stato il datore di lavoro dell’imputata. Isaia ha raccontato che la Buffa ha lavorato nel suo studio per due intervalli temporali, svolgendo mansioni di segreteria. Ha ammesso di essere più volte andato a colazione o a pranzo con la ragazza e, in qualche occasione anche a cena. Ha invece escluso categoricamente di aver avuto rapporti sessuali con la Buffa, nonostante le avances della stessa. Così come ha affermato di non aver avuto la sensazione che potesse essere coinvolta in giri di prostituzione. La giovane, tra le altre cose, gli confidò che si recava spesso ad Alcamo da una sorta di guru e che in un’occasione gli disse anche che aveva un problema che avrebbe dovuto risolverle un amico politico.
Isaia ha avuto modo di conoscere anche Nicoletta Indelicato, che le fu presentata a Trapani da Margareta. Il teste ha raccontato di aver invitato a colazione o a pranzo anche la Indelicato: “Era molto più matura di Margareta. Con lei parlavo delle mie esperienze di lavoro o del loro futuro”. Finchè, qualche giorno prima dell’omicidio, Nicoletta non rifiutò un suo invito. “Le chiesi come mai, lei mi assicurò che io non c’entravo niente, ma che era meglio così”. Dopo di che, Isaia partì per la Germania, tornando a Marsala sabato sera. Nel corso dell’escussione, il legale di parte civile Giacomo Frazzitta ha evidenziato che tale circostanza non era finora emersa, sottolineando come, alla luce di ciò, Isaia risultasse in città la sera in cui si consumò il delitto. Tuttavia, il commercialista ha detto di non ricordare da dove fosse partito e la città della Germania in cui si era recato per ritirare un’autovettura poi consegnata presso l’azienda dell’amico Emanuele Pollina. Isaia ha poi riferito che lunedì si vide con Margareta, che gli disse che Nicoletta era sparita. “La invitai a dire ai carabinieri tutto quello che sapeva, ma inizialmente non credetti alla sparizione. L’indomani mi chiamò un amico, Gaspare Morsello, dicendomi che c’era la foto di Nicoletta su Marsala c’è”.
Dopo l’arresto di Margareta, Isaia – già condannato in passato per estorsione – immaginò che sarebbe stato chiamato dai carabinieri per riferire in merito ai suoi rapporti con la ragazza, essendone stato il datore di lavoro fino a un mese prima. Tra le righe, si è fatta strada l’ipotesi che all’interno di un computer dello studio di Isaia potessero esserci, oltre a materiale pornografico effettivamente rinvenuto, anche fotografie scattate nel corso di alcune feste e potenzialmente utilizzabili come arma di ricatto. Peraltro, nel corso dell’udienza, è emerso che Bonetta andò a prelevare il computer presso lo studio di via del Fante del commercialista, che si arrabbiò molto per l’episodio, chiedendone conto alla sua dipendente. Isaia, ha comunque precisato di non aver mai fotografato Nicoletta e Margareta e, rispondendo a una domanda dell’avvocato di quest’ultima, Ornella Cialona, ha chiarito che i file citati fossero anonimi e non ritraevano persone che frequentava. Infine, ha negato che Nicoletta avesse minacciato di denunciarlo come riferito da Bonetta: “Assolutamente falso, con lei c’era un rapporto cordialissimo”.
A seguire, è stata sentita Francesca Giacalone, cugina della Indelicato, che ha riferito di aver raccolto le confidenze della ragazza, invitandola più volte a non frequentare Margareta, che approfittando dell’amicizia era riuscita a farsi prestare dei soldi. Nicoletta, però, pare temesse che l’amica e Bonetta potessero raccontare alla sua famiglia alcune esperienze private, che non voleva far sapere ai propri genitori. Qualche settimana prima dell’omicidio, nel suo studio professionale, la Giacalone ricevette anche la visita di Bonetta, che si spacciò per un collega, presentandosi come l’avvocato Salvatore Di Girolamo e avanzando per conto di Margareta la pretesa che Nicoletta restituisse all’amica il gatto che le aveva regalato. In un’altra circostanza la teste ha raccontato di aver visto la cugina molto arrabbiata, dopo aver saputo che qualcuno aveva scritto alcune frasi sconce corredate dal suo numero di telefono e quello della madre alla stazione dei treni di Petrosino. Infine, pochi giorni prima dell’omicidio, il padre di Nicoletta le raccontò che erano stati sabotati i freni della Citroen C3 della figlia. “Parlai con Nicoletta e le dissi di presentare denuncia, ma lei rispose che non c’erano prove della colpevolezza di Margareta. Mi sembrò molto spaventata”.
A seguire, sono stati chiamati a deporre Giacomo Sinacori, Isabella e Matilde Genovese. Sia il primo (cugino acquisito della Buffa) che le due donne (zie di Margareta) hanno raccontato una serie di vicende avvenute dopo la morte della madre della ragazza, evidenziando i comportamenti aggressivi e minacciosi della stessa. L’avvocato Cialona, da parte sua, ha prodotto una serie di lettere da cui – a suo dire – si evidenziava una condotta ascrivibile allo stalking da parte dello zio Emilio Terzoli (affetto da disabilità) nei confronti della Buffa. L’udienza è stata seguita in videoconferenza dall’imputata, in collegamento dal carcere di Agrigento. Nonostante la mascherina, la giovane è stata più volte notata mentre gesticolava, annuiva o negava le affermazioni dei testi, chiedendo in due occasioni di conferire con il proprio legale. Toccherà proprio a Margareta Buffa rispondere alle domande della pm, della difesa e dell’avvocato di parte civile nel corso della prossima udienza, che si terrà, dopo la pausa estiva, il prossimo 5 ottobre.