Ogni sondaggio ha il suo target. Che, in certi casi, può anche essere piuttosto limitato. Ma in tempi in cui le buone notizie sono poche e si cercano con il lanternino, tanti marsalesi si sono aggrappati gioiosamente ai risultati dell’iniziativa lanciata dall’emittente palermitana TRM, che ha chiesto ai propri telespettatori di indicare il loro tramonto preferito. Così, subito dopo le immagini suggestive provenienti da Ayers Rock (Australia), Santorini (Grecia) e Kenya, trova spazio il tramonto dello Stagnone di Marsala, che si piazza al quarto posto. Risultato? Lilybetani e fuori sede hanno riempito i social di post e condivisioni che esaltano il risultato del citato sondaggio, ricordando la magia delle varie serate estive trascorse tra i pontili del litorale nord ad ammirare uno spettacolo di rara bellezza, da contemplare in beata solitudine o da mostrare orgogliosamente agli ospiti che arrivano da altre zone geografiche. Del resto, come si fa a non amare quel magico momento in cui “l’arancia rossa” (per dirla con Venditti) si adagia comodamente dietro le Egadi in uno scenario completato dalla suggestione delle isole dello Stagnone, dai mulini, dalle montagne di sale e dalle vasche rosa? Non è un caso che proprio a Marsala, da qualche anno, si organizzi il Festival del Tramonto, un’iniziativa che meriterebbe di essere promossa e sostenuta con maggiore convinzione da pubblico e privato per la promozione del territorio.
Tuttavia, va detto che in rete ci sono tanti altri sondaggi sui tramonti più belli del pianeta, con un target decisamente più ampio di partecipanti rispetto a quello lanciato da TRM. E lì, purtroppo per noi, dello Stagnone non c’è alcuna traccia. Nella top 20 di Travel 365, primo per indicizzazione su Google, troviamo solo tre città italiane: Venezia (al 6° posto), Roma (al 9°) e Ventimiglia (al 14°). Molto spesso si tratta di location che hanno già ottenuto il riconoscimento dell’Unesco come patrimonio dell’umanità o che risultano comunque candidate. Ed è qui che l’orgoglio incontra il disappunto, perchè l’incontestabile bellezza dei nostri luoghi non può ancora fregiarsi di questo bollino di qualità. Le ragioni sono note e sarebbe stucchevole tornare ad elencarle per l’ennesima volta. In sostanza, non abbiamo fatto abbastanza per accompagnare la fortuna che ci è capitata (in termini paesaggistici) con un’adeguata capacità di valorizzazione e comunicazione. Non basta, dunque, portare gli amici milanesi a Mammacaura, all’Incanto o alla Lupa, nell’auspicio che possano fare un buon passaparola. Serve qualcosa in più di una buona ospitalità. Serve programmazione. E in questo, evidentemente, abbiamo ancora tanto da imparare.