Un piano di riqualificazione da 30 milioni di euro per cambiare il volto del Rione Cappuccinelli, polemiche infuocate sulla Tari, un contenzioso simbolico che scuote lo sport trapanese e l’eterna emergenza idrica che minaccia la città. Il sindaco di Trapani, Giacomo Tranchida, affronta senza filtri i nodi cruciali dell’amministrazione, tra investimenti strategici, responsabilità istituzionali e attacchi personali che, a suo dire, stanno superando il limite della tollerabilità. In questa intervista, il primo cittadino espone progetti, difende scelte impopolari e lancia un messaggio chiaro: “Trapani cambia, ma nel rispetto delle regole”.
Rione Cappuccinelli: un progetto ambizioso da 30 milioni di euro. Quali sono le tempistiche e le aspettative?
Nella passata legislatura abbiamo ottenuto due finanziamenti da 15 milioni ciascuno per riqualificare le ex case IACP, sia in affitto che riscattate. Interverremo su cappotti termici, prospetti e infissi, per migliorare l’efficienza energetica, il comfort abitativo e ridurre le spese per le famiglie. I lavori, condizionati da questioni tecniche e sindacali in corso, dovrebbero partire il 15 giugno. Sono previste anche opere infrastrutturali, rese necessarie da condizioni strutturali compromesse da salsedine e anni di mancata manutenzione. Il cronoprogramma prevede due fasi chiave: marzo e giugno 2026. Il progetto include nuove condotte per acque bianche e fognarie, manutenzione di impianti pubblici, la creazione di un’area verde al posto del vecchio CCR, la rigenerazione dell’ex Mercato del contadino come polo fieristico rurale, e il rifacimento della viabilità con rotonde, marciapiedi e urbanizzazione primaria.
L’aumento della TARI ha suscitato polemiche. Come risponde alle critiche dell’opposizione?
Sull’aumento della Tari incidono più componenti: una è che l’Iva nell’ultima finanziaria del governo nazionale è passata dal 10 al 22% e dunque il costo di questa maggiorazione di prelievo fiscale fatta dal governo centrale alla fine va ad essere scaricata sulle tasche di tutti i cittadini con l’aumento della Tari. Inoltre, c’è stata perché anche una particolare piovosità che ha aumentato i quantitativi di pergolato da smaltire e dunque bisogna far fronte a questo nuovo maggiore costo. L’aumento ha un’oscillazione contenuta ed è un aumento che si registra in tutti i comuni e in tutte le città. Un problema vero c’è ed è quello che riguarda l’impiantistica regionale rispetto alla quale Trapani, pur avendo la Trapani Servizi sconta dei problemi, perché nel tempo, nella propria discarica, per ordine della Regione ha dovuto ospitare i rifiuti di mezza Sicilia. Adesso che siamo senza discarica ci troviamo in difficoltà con costi maggiori per il trasferimento della parte residuale del rifiuto lavorato presso altre discariche regionali. E’ un fatto conseguente. In più, il governo nazionale ha introdotto l’esenzione Tari per i redditi bassi, scaricando il costo su chi ha un ISEE più alto. Questo tradisce la logica iniziale della Tari, che dovrebbe essere proporzionata ai rifiuti prodotti, non al reddito.
Il contenzioso con Valerio Antonini sul Palashark è al centro dell’attenzione. Qual è la posizione del Comune?
Il tema non è tanto un contenzioso formale, quanto una serie di polemiche che, francamente, iniziano a lasciarci indifferenti. Nessuno mette in discussione l’investimento che Antonini ha fatto nel calcio, e io stesso ho avuto un ruolo nel coinvolgerlo anche nel mondo della pallacanestro, che attraversava un momento difficile. Di questo gli sono grato: si è appassionato, ha investito. Ma ora veniamo ai rapporti istituzionali. C’era un contratto tra la società sportiva dilettantistica Trapani Shark e il Comune di Trapani, vinto tramite un avviso pubblico. Questo contratto è chiaro: tutti gli oneri – ordinari, straordinari, di riqualificazione e ammodernamento dell’impianto, compresa la climatizzazione – ricadono sulla società concessionaria, che fa capo a SportInvest. Pretendere ora che il Comune sborsi tra 800mila euro e 1 milione e 300mila euro per l’impianto di climatizzazione è semplicemente assurdo. Anche perché nel frattempo la SSD è diventata una società di capitali, e come tale non può ricevere elargizioni pubbliche per la gestione. Andare dalla Corte dei Conti o dalla Procura per spiegare che stiamo cedendo fondi pubblici a una società di lucro sarebbe un suicidio amministrativo. Diverso è il discorso su eventuali fondi nazionali per l’efficientamento energetico e la climatizzazione di edifici pubblici, palazzetto compreso. Su questo stiamo lavorando: non solo per il Palashark, ma anche per scuole, palestre, impianti di sollevamento, depurazione e altri edifici. È un’azione più ampia, che guarda al contenimento dei costi energetici in modo sistemico, e che non ricade sulle tasche dei cittadini trapanesi. Sul piano della gestione futura dell’impianto, auspico che si trovi una soluzione conforme alla legge: o una gestione in affitto da parte di una società di capitali, oppure l’individuazione di un soggetto dilettantistico che possa adempiere correttamente agli obblighi previsti dalla convenzione. Sulla cittadella dello sport penso che anche qui le polemiche siano assolutamente pretestuose. Mi si accusa di aver preso in giro Antonini con la scusa di realizzare la sua cittadella, per poter poi costruire l’interporto. Una narrativa che definirei circense: atteggiamenti da acrobata che iniziano sinceramente a stancarmi. Come amministrazione comunale abbiamo dato la possibilità a questo imprenditore, come ad altri, di poter investire nel territorio, gli abbiamo proposto l’unica area che ha una destinazione urbanistica compatibile che è quella zona F dell’ex sedime dell’Aeroporto di Milo. Noi insistiamo perché anche gran parte dell’area a sud dell’autostrada sia nelle disponibilità di pianificazione del Comune Trapani per realizzare lì l’interporto che ci serve per poter attivare in piena funzionalità il porto di Trapani. Ma c’è una esigenza dell’esercito. Dunque, l’impiantistica sportiva a nord dell’autostrada che propone adesso in subordine la stessa società Sport Invest a noi va bene, nessun problema. Se il Demanio ancora non si pronuncia non può essere colpa del sindaco. Noi continuiamo a sostenere chi vuole investire, ma nel rispetto delle regole, dei contratti, del buon senso e dell’educazione. Se qualcuno è convinto di avere grandi capitali da investire e con questi di ammaliare politicamente anche istituzioni o me personalmente sbaglia completamente. Io sono figlio di una storia, di una cultura anche politica, familiare e cominciano a stancarmi questi atteggiamenti, queste offese gratuite anche pesanti. Se si dovesse arrivare allo scontro, cosa che mi auguro non accada, che sia uno scontro con un giudice terzo: non esiterò a rivolgermi alle sedi giudiziarie per tutelare la mia dignità personale e l’istituzione che rappresento.
I disagi nell’erogazione idrica continuano a colpire la città. Quali sono le cause e le soluzioni previste?
I problemi idrici continuano a colpire la città, è vero, ma le cause sono chiare e le soluzioni in corso. In questi anni abbiamo subito due gravi guasti. Il primo, drammatico, è avvenuto a gennaio dell’anno scorso in via Erice-Mazara, causato da una ditta subappaltatrice dell’Enel. Quell’intervento ha messo in ginocchio la città per giorni, ma alla fine ce l’abbiamo fatta a venirne fuori. Ora siamo in contenzioso con quella ditta. Lo scavo, peraltro, non è stato mai chiuso definitivamente. Mentre cercavamo di sistemare il danno causato, abbiamo scoperto ulteriori perdite lungo la condotta principale. E qui entra il tema della sicurezza: ogni volta che si interviene su quelle pressioni si rischia la vita degli operai, e questo non possiamo permettercelo. Né possiamo bloccare l’intero sistema di approvvigionamento, perché quello è il nodo centrale per tutta la città. Per questo, nei momenti di fermo impianto – programmati – sono stati effettuati altri scavi e video-ispezioni che ci hanno portati a individuare la conduttura madre, che probabilmente passa sopra la rotonda di Erice, salendo verso la zona del Panorama. Nelle prossime settimane, si chiuderà finalmente lo scavo su via Erice-Mazara e si apriranno nuovi interventi a monte, sulla strada provinciale per il Panorama, dove si sospetta un’altra grossa perdita che, scendendo a valle, alimentava proprio quella criticità. A questo si è aggiunto un ulteriore danno recente durante i lavori a Bresciana: una ditta di Sicilacque ha tranciato un tubo causando l’allagamento della zona e il blocco dell’impianto per quasi due giorni, con disagi in centro storico e a Trapani nuova. Fortunatamente, la ditta ha riparato tutto in 24 ore. Ci sono voluti alcuni giorni per tornare alla piena funzionalità, ma oggi possiamo dire che l’erogazione è tornata regolare. In prospettiva, abbiamo aperto un dialogo col Commissariato nazionale per l’emergenza idrica. Parlando con il vice del Commissario, ho avuto rassicurazioni: il dissalatore di Trapani dovrebbe tornare operativo tra fine luglio e agosto. Parliamo di 90 litri d’acqua al secondo. Lo scorso anno, quando è stata decretata l’emergenza siccità in Sicilia, abbiamo alzato la voce chiedendo con forza la riattivazione del dissalatore, fermo da quindici anni. Ora, con le nuove tecnologie, possiamo captare acqua direttamente dal mare, che è la nostra maggiore fonte potenziale: il Mediterraneo. I lavori sul dissalatore sono partiti – meglio tardi che mai – e si prevede che saranno completati entro l’estate. Questa riserva si aggiunge ai nostri pozzi di Bresciana, che per ora non mostrano segni preoccupanti dal punto di vista della tenuta delle falde. Se tutto va come previsto, potremmo affrontare un’estate serena, a patto di evitare sprechi e mantenere un equilibrio nella distribuzione idrica, sia in città che nel più ampio ambito territoriale. Rimane però un altro grande problema: la rete idrica cittadina è vecchissima, con numerosi ammaloramenti. E la questione dell’ATI idrico – l’ente che dovrebbe coordinare i 25 comuni della provincia di Trapani – è ancora ferma. Questo blocco ci impedisce di accedere a finanziamenti regionali, statali ed europei. Ma c’è una novità: l’ATI è stata commissariata a livello nazionale e ci è stato detto che nel giro di un mese la situazione dovrebbe sbloccarsi. Da lì si aprirà una nuova finestra di opportunità per ottenere fondi e finalmente mettere mano, in modo sistematico, alla manutenzione della nostra rete idrica cittadina.