L’area riguardante la contrada Ranna in direzione della cosiddetta “via Pupo”, contrada Giunchi e sbocco sulla SP 21, riceve le acquee piovane dai canali di scolo, cosiddette “sachie”, di diverse aree della zona nord, con il conseguente allagamento dell’area che ospita, oltre a diversi terreni coltivati, anche molte abitazioni, costrette ogni anno a dover correre ai ripari per evitare danni.
Durante le abbondanti piogge degli ultimi giorni il tempestivo intervento dei cittadini della zona, dei Vigili del Fuoco e dell’ufficio tecnico, ha permesso di tamponare, con interventi d’urgenza, il problema che si verifica annualmente, terreni allagati e strade impercorribili. Le condotte che passano sotto la provinciale sono occluse anche all’uscita sul canale delle saline, da vegetazione e probabili altri elementi naturali e da rifiuti che non consentono all’acqua piovana di poter defluire naturalmente nel suddetto canale delle saline antistante, creando ristagni d’acqua anche sul manto stradale della provinciale, con seri rischi per l’incolumità dei passanti.
A tal fine, la Consigliera comunale Linda Licari, con una nota, richiede al sindaco e agli organi competenti, “… un intervento urgente di pulizia dei canali di scolo che vanno dalla contrada Ranna, per il lato meglio conosciuto come via Pupo, che percorrono tutta la contrada Giunchi, attraversando la linea ferrata fino ad arrivare alla SP 21 ed un controllo e ripristino di tutti i canali di bonifica e di scolo presenti nel territorio marsalese”, afferma nella richiesta la Licari che così continua: “Si constata che in diverse aree del marsalese, le opere di edificazione degli ultimi anni e l’abbandono di molti terreni precedentemente destinati all’agricoltura, hanno notevolmente ridotto il numero dei canali di scolo e dei canali di bonifica che raccoglievano le acque piovane in eccesso ed evitavano il ristagno nei terreni. La mancata cura e pulizia dei pochi canali rimasti – dice infine la Consigliera – crea seri danni alle abitazioni, alle strade pubbliche, nonché danni irreparabili ai pochi terreni ancora coltivati, in sostanza all’uomo”.