Dopo la pausa estiva, il procedimento giudiziario a carico dell’ex vicesindaco di Alcamo, Pasquale Perricone, e altri tre soggetti, è ripreso nella mattinata di ieri presso il tribunale di Trapani. A presiedere l’udienza è stato il giudice Enzo Agate che ha sostituito il dottore Piero Grillo.
Sono in tutto 28 le udienze tenutesi dall’inizio del processo scaturito dall’inchiesta della magistratura trapanese, denominata “Affari Sporchi”, che ha portato, nel maggio del 2016, all’arresto dell’ ex vicesindaco di Alcamo Pasquale Perricone. Infatti, il procedimento giudiziario, nel quale sono coimputati, insieme all’esponente storico del PSI alcamese, la cugina Maria Lucia Perricone (detta Mary), la sodale Marianna Cottone e il funzionario del centro dell’impiego della città, Emanuele Asta, è iniziato quasi due anni fa. Dalla prima udienza, svoltasi l’8 ottobre del 2016, si sono succeduti diversi presidenti del collegio dei giudici. Proprio ieri è ripreso il processo, nell’aula del tribunale di Trapani intitolata al magistrato Giangiacomo Ciaccio Montalto, con il nuovo componente dell’organo collegiale, il presidente Enzo Agate, il quale ha sostituito il dottore Piero Grillo. Dinanzi a quest’ultimo si erano svolte le udienze dal maggio 2017. Dunque, il procedimento è ricominciato con l’escussione di due testi: il consulente tecnico-informatico Ignazio Tulumello, incaricato dalla procura di Trapani rappresentata nel processo dalla dottoressa Rossana Penna, e il capitano Danilo Ferella che all’epoca delle indagini coordinava il Nucleo Operativo della Compagnia dei carabinieri di Alcamo.
In aula, dal pubblico ministero è stata mostrata una “scatola” contenente l’analisi dei dispositivi informatici effettuata dal consulente tecnico ed, in particolare, di quelli sequestrati a Pasquale Perricone nel corso dell’operazione della guardia di finanza l’8 giugno 2015, presso gli uffici di via Goldoni n.6 ad Alcamo, sede delle società che, secondo l’accusa, sarebbero riconducibili all’ex vicesindaco, il quale le avrebbe occultamente gestite per l’appunto. In primis, vi è la Cea che è coinvolta nell’appalto dei lavori di ampliamento del porto di Castellammare del Golfo, il cui cantiere è stato sequestrato dalle fiamme gialle dando vita all’inchiesta citata. Una copia della scatola, contente il lavoro effettuato dal consulente, è stata consegnata anche alla guardia di finanza. Tra le analisi informatiche prodotte vi sono la cessione del ramo d’azienda della Cea Soc. Coop alla Penta Soc. Coop, che sarebbe stata fatta propria dal commissario liquidatore, nominato dall’assessorato regionale, Pasquale Russo (imputato in un procedimento giudiziario parallelo); e la richiesta di autorizzazione della vendita del ramo aziendale, sempre della Cea, in favore della Imex Italia s.r.l, di cui Pasquale Perricone è amministratore unico. Secondo la procura di Trapani, tale istanza sarebbe stata necessaria per l’acquisizione delle certificazioni c.d. SOA indispensabili per la partecipazione agli appalti pubblici. Anche in questo caso tale atto è stato firmato e depositato dal commissario liquidatore all’assessorato regionale attività produttive. Inoltre, il dottore Tulumello ha, nel corso dell’interrogatorio effettuato dal pubblico ministero, spiegato, tramite degli esempi, l’espletamento dei compiti affidatigli dall’autorità giudiziaria.
Nello specifico, il consulente tecnico-informatico ha riferito di avere svolto una ricerca mediante delle parole chiave, come quella relativa al Piano triennale delle Opere Pubbliche del Comune di Alcamo del 2014. Dall’analisi realizzata sulla posta elettronica dello storico esponente del PSI, infatti, è stata trovata una traccia senza file proveniente da altro utente, oggetto di apertura e verosimilmente di modifica, relativa al suddetto provvedimento amministrativo. Nell’inchiesta della magistratura trapanese, ricordiamo, si fa riferimento all’influenza ed ingerenza nell’attività di gestione del municipio alcamese da parte di Pasquale Perricone, anche dopo le sue dimissioni dall’incarico di vicesindaco che aveva assunto durante il mandato dell’allora primo cittadino Sebastiano Bonventre. Tutta la documentazione relativa all’analisi dei dispositivi è stata depositata dalla dottoressa Penna nel corso dell’udienza di ieri. Altro testimone ascoltato, come summenzionato, è stato il capitano Ferella. L’interrogatorio del pubblico ministero, in questo caso, si è concentrato sulla vicenda della dipendente ASU del Comune di Alcamo, Rosalia Bonura, alla quale si era interessato Pasquale Perricone, e che aveva destato delle preoccupazioni in capo al segretario comunale dell’epoca, il dottore Cristofaro Ricupati, e tali da condurlo a rivolgersi alle forze dell’ordine: all’allora tenente Danilo Ferella, per l’appunto. Nello specifico, la dipendente citata, nel corso dell’estate del 2014, aveva ricevuto un ordine di servizio riguardante la pulizia dell’arenile di Alcamo Marina. A fronte di tale provvedimento, la lavoratrice aveva avanzato richiesta di ferie. Questa istanza, all’interno del Comune di Alcamo è stata sostenuta dinanzi al segretario comunale Ricupati, il quale doveva esprimersi in merito, dal consigliere comunale Pasquale Raneri. Il rappresentante politico aveva fatto presente al dottore Ricupati che la dipendente era moglie di Ignazio Melodia, (detto “u ragioniere” omonimo e cugino del capomafia alcamese detto “u dutturi”), all’epoca agli arresti domiciliari. Il segretario comunale adottava, comunque, un provvedimento di diniego, atto che veniva posto nel nulla da una delibera di giunta municipale del 2014 con la quale si autorizzava la sospensione dalle attività socialmente utili della signora Bonura.
279-14-Bonura-rosaliaQuest’ultima, dunque, si assentava prima della stessa autorizzazione che la sottraeva di fatto alla pulizia della spiaggia, alla quale era stata inizialmente destinata insieme ad altri 27 lavoratori ASU. Un trattamento diverso è stato riservato ad altre due dipendenti precarie che avevano come la collega avanzato la medesima richiesta e comportamento, ma che sono state destinatarie del provvedimento di decadenza. Sempre la dipendente Rosalia Bonura è stata, secondo quanto ricostruito dalle indagini, destinataria di un altro favore, reso possibile grazie all’interessamento di Pasquale Perricone che attraverso al sua influenza su alcuni amministratori, tra cui il sindaco Sebastiano Bonventre e altri rappresentanti politici suoi referenti, come la consigliera comunale Lorena Di Bona, premevano per il reinserimento della lavoratrice ASU presso l’Ufficio Anagrafe, sottraendola al più gravoso settore dei Servizi Sociali al quale era stata assegnata. È nell’ambito di una conversazione telefonica, captata dalle forze dell’ordine, che Pasquale Perricone, fingendo di non conoscere la signora Bonura, raccontava al sindaco Bonventre di avere contattato il giorno prima il dirigente delle Risorse Umane di allora, il dottore Marco Cascio, dimostrando al contrario, secondo quanto ricostruito dall’accusa, di avere contezza della situazione della dipendente ASU. Sempre, durante l’udienza di ieri, il tribunale ha ammesso le prove di tutte le parti fin qui prodotte. Invece, uno dei due difensori di Mary Perricone, l’avvocato Giuseppe Junior Ferro, sostenuto dai legali degli altri imputati, ha sollevato delle eccezioni in merito alle intercettazioni. Il giudice Enzo Agate ha comunicato che comunque tali eccezioni potranno essere affrontate in seguito o in altri gradi di giudizio.
La prossima udienza è stata fissata al 24 ottobre del 2018, alle 9.30. Saranno sentiti sei testi, oltre a Vitalba Palmeri, presente ieri in aula insieme al suo legale, l’avvocato Savino Caputo, e che è imputata in un processo parallelo. Il rinvio del suo interrogatorio è stato chiesto dalla difesa.
Linda Ferrara