Mesi fa, la visione del finale di “Loro 2”, il film di Paolo Sorrentino dedicato agli ultimi 10 anni da Presidente del Consiglio di Silvio Berlusconi, mi ha portato a delle riflessioni. Lungi da me da spoilerare per chi non l’abbia visto e vorrà farlo nel corso di “Cinema sotto le stelle” – la rassegna cinematografica all’aperto ospitata al Complesso San Pietro -, abbiate anche la bontà di capire che la gran parte lo ha fatto essendo trascorsi alcuni mesi dalla prima visione. Ebbene mi sono chiesta come mai puntare sul terremoto dell’Aquila e di rimando a tutti quei drammi che la natura ha provocato – per sua forza generatrice o per nostra colpa – negli ultimi anni in Italia. Il regista avrebbe potuto concludere il film in tanti modi, ma ha scelto la potenza di un Cristo e dei tanti cristi messi in croce dai tragici eventi del sisma nell’Italia Centrale, come emblema di un Paese in ginocchio che non è riuscito e non riesce, tuttora, a risollevarsi.
Ma che fine hanno fatto gli abitanti dell’Aquila? Perchè i tg nazionali non ne parlano più, lasciandoci sgomenti – da una parte o dall’altra – di fronte alle navi che non vogliono far approdare. Tutt’intorno, poi, il nulla. Perchè non ci parlano delle macerie che regnano sovrane in alcuni territori abruzzesi, delle strade che, per ritardi, ancora non vengono riparate, per le crepe nelle case mai più riparate. Perchè non ci dicono che la gente vive nelle cosiddette “new town” (davvero un brutto termine, a pensarci bene) ma che il prezzo delle case si è notevolmente ridotto. Perchè non ci parlano dell’esodo che vivono le città terremotate su cui si è sempre parlato di una ricostruzione per miliardi che non si sa ancora bene come sono stati spesi. Perchè le opere di ricostruzione sono iniziate, ma ci vogliono altri fondi e troppo tempo. Si parla, per completare il tutto, del 2025. Mentre i privati, dal loro canto, hanno accelerato notevolmente i tempi. Chi c’è riuscito. Ma le persone che devono sopravvivere, alzarsi e sfamare una famiglia, i giovani che lì non hanno più un futuro, non possono aspettare.
Ecco perchè il sentore, nonostante le scarse notizie, è che ci sia un vero e proprio esodo dai territori terremotati o comunque la voglia di andare via. Addirittura c’è chi, come i vincitori del concorso Ripam, sta abbondando il Comune dell’Aquila in cerca di lavori più stabili, lasciando però dei vuoti da colmare. Osservando qualche giorno fa una delle tante graduatorie scolastiche di personale A.T.A., quello che mi è balzato subito agli occhi, sono le centinaia, forse anche migliaia di cittadini della Provincia aquilana che cercano di entrare nelle scuole come amministrativo o collaboratore scolastico. Sfilze di nomi tutti provenienti dalle città abruzzesi colpite dal tremendo terremoto che vogliono o devono andare via, che tentano di trovare un futuro migliore lontano dalla terra che li ha partoriti.