A Santa Ninfa scoppia la polemica attorno alla lapide commemorativa dedicata alle 17 vittime originarie del paese che persero la vita nel terremoto del Belìce del 1968, collocata sul muro esterno della Società operaia di mutuo soccorso. Ora pare che la società non la voglia più. A decidere la rimozione della lapide è stata l’assemblea dei soci, convocata dopo che tre consiglieri di minoranza avevano raccolto 150 firme tra gli associati per chiedere un chiarimento sulla vicenda. Alla votazione hanno partecipato 81 soci e oltre il 65% si è espresso a favore della rimozione. Alla base della contestazione non c’è il valore simbolico della lapide, inaugurata nel gennaio 2024, ma il metodo con cui sarebbe stata autorizzata. Secondo i promotori dell’iniziativa, il presidente della Società operaia, Carlo Di Prima, avrebbe dato il via libera al Comune per l’installazione senza convocare preventivamente l’assemblea dei soci.
Sulla vicenda è intervenuto il sindaco di Santa Ninfa, Carlo Ferreri, che ha chiarito la posizione dell’Amministrazione comunale: “Alla Società operaia è stata chiesta l’autorizzazione a collocare la lapide e il presidente ha dato l’ok”. Il primo cittadino ha definito la decisione dell’assemblea “un insulto alla memoria storica, un gesto vergognoso”, annunciando però che la lapide non verrà rimossa definitivamente: una volta tolta dal muro della Società operaia, sarà ricollocata nella stessa piazza, su una struttura autonoma in ferro. Più misurata la reazione del presidente Carlo Di Prima, che ha commentato: “Non condivido la scelta fatta dall’assemblea, ma la rispetto”.