Sul lungomare di Mazara del Vallo, di fronte alla Cattedrale, un centinaio di persone si sono ritrovate la scorsa settimana per presidio di solidarietà che ha avuto come protagonisti l’odore del mare e il sapore della speranza. Tra le mani, nessuno striscione di partito né simboli politici, ma cartelloni di denuncia e barchette di carta, piegate una ad una e affidate all’acqua. Piccoli gusci che, sospinti dalle onde, sono partite da Mazara in direzione Gaza. “Free Free Palestine”, “Palestina libera”: i cori si sono levati forti, con l’obiettivo di sensibilizzare i passanti ma anche con la triste constatazione che tanta gente, ancora, ignori del tutto cosa stia succedendo dall’altra parte del Mediterraneo. Un’atmosfera coinvolta e coinvolgente, fatta di volti emozionati, di rabbia e di speranza intrecciate. “Qui non vedi bandiere né simboli – racconta Angela Marino, una delle organizzatrici –. Siamo solo persone che hanno deciso che Mazara non può essere soltanto la patria del divertimento, ma anche un luogo di riflessione. Ci siamo organizzati telefonicamente e abbiamo scelto di trovarci qui, per augurare buon vento alla Global Sumud Flotilla”.
Dopo il presidio e dopo aver affidato le barchette al mare, il gruppo ha imboccato Corso Umberto, attraversando il cuore del centro storico. Le sole bandiere sventolate a fendere l’aria erano quelle della Palestina. La città, per un pomeriggio, ha cambiato volto: non più vetrine e passeggio, ma una processione laica di solidarietà. Sul lungomare, poco prima, Gianfranco Casale, assessore alla Partecipazione, aveva ricordato che il Mediterraneo non divide, ma unisce: “È lo stesso mare che bagna Gaza e la Sicilia. Non possiamo restare indifferenti. Oggi è davanti agli occhi del mondo che a Gaza si sta consumando un genocidio. Questo è il nostro grido di pace”.
Marino insiste sul carattere spontaneo dell’iniziativa: “Non siamo riusciti come governi a fermare la mattanza, ma i cittadini ci sono. È quello che possiamo fare: dire che anche qui, a Mazara, qualcuno pensa a Gaza. Non possiamo dimenticare che chi parteciperà alla Flotilla rischia di essere trattato come un terrorista. Speriamo che i governi si facciano sentire, almeno per proteggere queste persone”. La manifestazione si è conclusa con un impegno condiviso: ritrovarsi di nuovo, quando la Flotilla giungerà a destinazione. Insomma, il presidio di solidarietà promosso a Mazara non vuole essere una semplice parentesi. Nessun colore politico, nessuna sigla a dettare la linea. Solo cittadini, associazioni, volti istituzionali locali. Eppure, l’assenza del centrodestra ha reso evidente che la solidarietà con la Palestina, a Mazara come altrove, resta ancora un tema che divide. Le barchette affidate al mare continuano a viaggiare nella memoria di chi era presente. Piccoli segni di carta, fragili ma ostinati, che hanno attraversato il Mediterraneo con un messaggio: Gaza non è sola.