I nervi, tesissimi, tra il sindaco di Trapani Giacomo Tranchida e il Presidente granata Valerio Antonini, nonchè la vicenda legata alla gestione del Palashark, tiene banco da giorni e settimane. Invade i media, si insinua tra i cittadini, i tifosi, sconfinando persino nella politica. Antonini ieri ha temuto di ‘essere fatto fuori’ dal Comune di Trapani dal Palashark, d’altro canto, da Palazzo d’Alì si lavora per capire cosa fare di quello che veniva chiamato Pala Daidone per ridefinire una nuova convezione. Poi i toni si sono improvvisamente distesi tra le parti, dopo l’intervento a gamba tesa – ma ferma – del deputato regionale del PD, Dario Safina, che ha chiesto al Comune e allo staff di Antonini di ‘sedere al tavolo’, di appianare le divergenze e trovare una soluzione. Abbiamo intervistato l’onorevole trapanese e ci ha spiegato il suo punto di vista ‘mediatico’.
On. Safina, tra i ‘due litiganti’, Tranchida e Antonini, lei ha proposto la costituzione di un tavolo tecnico per affrontare queste divergenze. Crede ancora che la soluzione sia possibile? Come vede, da fuori, questa vicenda ormai ridondante?
Innanzitutto bisogna garantire legalità e trasparenza, evitando strumentalizzazioni politiche. Serve abbassare i toni, perché non bisogna mai esasperare gli animi su temi che accendono la passione dei tifosi. De Mita diceva che un politico serio, quando si siede a un tavolo, non si alza prima di trovare una soluzione. Io, pur non essendo democristiano, mi comporto così. Non appartengo al partito del “no”, ma a quello del “sì”. Sono disponibile a sedermi con il segretario generale e i funzionari del Comune di Trapani, che conosco e di cui non metto in dubbio la lealtà. Allo stesso modo, ritengo che anche i professionisti nominati da Antonini – come l’avvocato Schifani – siano figure di assoluto livello. Se si vuole fare bene un lavoro, il dirigente, come il politico, non deve avere fretta. Il Palazzetto è lì, va usato per giocare. Ma con legalità e trasparenza.
Nelle ultimissime ore si evince una volontà chiara di voler far giocare e risiedere il Trapani Shark al Palazzetto, quindi?
Già mesi fa avevo avanzato una proposta chiara. Vogliamo che il Trapani Shark giochi al Palazzetto. Ma per farlo serve costruire un accordo tecnico, che può nascere solo dal dialogo tra i dirigenti e i funzionari comunali e i legali della società. Ho proposto di guardare a soluzioni già adottate altrove: a Palermo, ad esempio, è stata siglata una nuova convenzione tra Comune e società sportiva, che prevede un affidamento diretto – senza gara – dietro pagamento di un canone. In cambio, la società si assume l’onere della manutenzione ordinaria. Si può fare anche a Trapani. A scuola si copiava dal compagno più bravo: se lo si fa con intelligenza, si impara e si migliora. Guardiamo a realtà come Palermo o Udine, adattiamole al nostro contesto e facciamolo bene.
Lei ha proposto una soluzione che tenga conto delle somme investite dalla Trapani Shark per ammodernare il Palazzetto e del valore di mercato del canone stabilito dal Comune. Come si può conciliare tutto questo?
Il Comune non può certo “regalare” l’impianto: il Palazzetto è pubblico e come tale deve rispettare le regole pubbliche. Ma Antonini – e lo ha ammesso se mi da ragione pubblicamente – riconosce l’obbligo di rendicontare, di pagare un canone, e sa che la convenzione attuale non è più valida. I lavori di ammodernamento al PalaShark sono stati fatti: la società può rendicontarli e il Comune potrà quindi determinare il canone anche tenendo conto di quanto già investito, sottraendo eventualmente quelle somme. Non possiamo perdere un’occasione così importante: avere una squadra in Serie A significa pubblico, visibilità, attrattività. La responsabilità contabile, per me, è risolvibile. Il Comune ha ottenuto un vantaggio: l’ammodernamento dell’impianto. La convenzione va semplicemente rivista con effetti retroattivi, ovvero da quando non è più valida.
Sui social, Valerio Antonini le ha lanciato un appello, chiedendole una sorta di mediazione. Dice di sentirsi definito come un “abusivo” ma il Comune successivamente, ha annunciato un nuovo incontro. Come risponde?
“Abusivo” sarebbe “sine titulo”, ma esistono modalità per superare questo impasse. La riconvocazione del tavolo tecnico per il 19 agosto, come già previsto, va in questa direzione. Il Comune ha fatto bene a distendere gli animi: è stata una scelta corretta. E se sarà utile, accolgo l’invito di Antonini e parteciperò anch’io. Non va confuso il ruolo del politico con quello dell’avvocato, ma in questo caso la mia esperienza professionale – che, tengo a precisarlo, metto a disposizione gratuitamente – può essere d’aiuto.
Certo, tra Tranchida e Antonini è stata (e forse in parte è ancora) guerra aperta. Ma non solo sul piano sportivo-amministrativo: si è andati oltre, toccando pure l’aspetto politico.
È fondamentale non confondere la politica con lo sport o con la gestione amministrativa, lo ribadisco. Della discesa in campo di Antonini, su cui, lo dico chiaramente, mi schiero dall’altra parte rispetto alla sua, ma su questo ne parlerò in un’altra sede, quando sarà il momento giusto. Ora dobbiamo pensare solo a una cosa: fare bene per la città, per i tifosi, per lo sport. Le polemiche personali e gli scontri politici vanno messi da parte. Servono soluzioni, non ulteriori divisioni.