L’immensa e fertile Valle del Belice, nel cuore della Sicilia occidentale, è stata fin dall’antichità crocevia di civiltà e commerci. Il territorio su cui oggi sorge Salaparuta si trovava al centro di scambi tra importanti città come Mozia, Selinunte, Segesta, Panormo, Gela e Siracusa. I numerosi reperti archeologici rinvenuti nel territorio testimoniano l’antica vitalità culturale e commerciale di quest’area. Il nome Salaparuta affonda le sue radici nella storia araba e feudale della Sicilia. “Salah”, termine arabo, derivava da un antico e popolato casale noto come Salavecchia, uno dei quattro insediamenti che formavano l’originario nucleo del paese. A esso si aggiungevano Belich, Taruch, e Rahal el Merath, quest’ultimo detto anche “castello della signora” o “turre di la donna”.
L’eredità dei Paruta e l’ascesa feudale
Il toponimo moderno Salaparuta è legato al prestigioso casato dei Paruta, che non furono i fondatori del paese ma ne segnarono la fortuna. In particolare Ruggero Paruta, castellano del palazzo reale, pretore di Palermo e per tre volte viceré di Sicilia tra il 1407 e il 1439, contribuì in modo decisivo alla crescita politica del borgo. Nel 1507, Geronimo Paruta ottenne l’autorizzazione ad espandere l’abitato con la formazione del quartiere “Lignuduci”, rispondendo alla forte crescita demografica. Il feudo, in origine noto come Sala di Madonna Elvira – dal nome della signora Elvira D’Aversa – assunse così il nome di Salaparuta. Lo stemma nobiliare del casato – una pianta di ruta sdradicata, con una stella rossa sovrastante, ramoscelli di alloro e quercia intrecciati – è divenuto l’emblema araldico del Comune, approvato ufficialmente nel 1928. Accanto ad esso, un’aquila romana con la “S” centrale fu usata per un periodo come simbolo municipale.
Struttura urbana e amministrazione
I primi insediamenti si concentrarono attorno al Rahal el Merath, dove sorgeva una torre difensiva abitata da soldati, con casupole chiamate “Rabateddi”. I quartieri che si svilupparono nei secoli furono cinque: Rabateddi, Atareddu, Cannolo, Lignuduci (1507) e Carrubba (1625). La gestione del paese era affidata a capomastri di quartiere e a un capitano della terra. Le massime autorità civili erano i giudici, i capitani e, successivamente, i giurati, scelti tra le famiglie più influenti. Dopo il 1759 si aggiunse un sindaco, e durante il periodo borbonico si introdusse il Decurionato, organo amministrativo che deliberava e controllava l’attività municipale.
Feudi, gabelle e battaglie civiche
Tra i feudatari che si susseguirono vi furono gli Abbate, Montecatano, Imbo, Ferreri e infine i Paruta. Il documento più antico che attesta l’organizzazione del territorio è un privilegio del 1401 concesso da Re Martino I a Michele Imbo. Da quel momento si affermò una delle questioni più spinose della storia salitana: la gabella o terraggio, un’imposta sulla terra. Nonostante fosse stata introdotta per sostenere le guerre del re Alfonso il Magnanimo nel XV secolo, fu mantenuta dai feudatari per ben cinque secoli, nonostante una sentenza del 1563 e tre lettere viceregie che dichiaravano le terre demaniali e quindi libere da servitù. La popolazione salitana condusse una lunga lotta per i propri usi civici, culminata nella sentenza del 23 giugno 1898 che riconobbe il diritto alle terre. Nel 1902 si completò lo scioglimento della promiscuità, con l’assegnazione di lotti a famiglie bisognose.
Il Ducato, la viticoltura e il terremoto
Il Ducato di Salaparuta fu istituito ufficialmente nel 1625 per Francesco Alliata, figlio di Fiammetta Paruta. Il titolo passò ai suoi discendenti fino a Giuseppe Alliata e Moncada, che nel 1815 fondò la celebre casa vinicola Corvo di Salaparuta, destinata a fama mondiale. La cantina fu poi acquisita dalla Regione Siciliana nel 1960. Nel XX secolo, il terremoto del 15 gennaio 1968 cambiò radicalmente la storia del paese. Salaparuta fu completamente distrutta e la popolazione fu trasferita nel nuovo centro ricostruito a pochi chilometri di distanza. Oggi restano solo i ruderi a testimoniare la vita del vecchio borgo. La nuova Salaparuta, ricostruita negli anni ’70, ha vissuto difficoltà economiche e uno spopolamento dovuto alla crisi agricola e all’emigrazione.

Cultura, arte e radici musicali
Tra i monumenti di maggior rilievo si segnala la Chiesa Madre di Santa Caterina Vergine e Martire. Importanti opere d’arte, tra cui la celebre statua della Regina Bianca di Navarra, sono oggi custodite nelle due nuove chiese del paese. Salaparuta vanta anche un inatteso legame con il jazz americano: il primo al mondo ad aver inciso un disco di jazz fu Nick La Rocca, nato a New Orleans da una famiglia originaria del paese. Anche Louis Prima e Leon Roppolo, grandi nomi del jazz, vantano radici salitane. Una storia, quella musicale, che unisce le polverose colline del Belice alle rive del Mississippi.