Un convegno sul mare, sul Mediterraneo da salvare, sul cibo che arriva dalle nostre acque. Un evento di rilievo, promosso dal Ministero dell’Agricoltura all’interno del Festival “Tesori del Blu”. Una giornata in cui si parla di sviluppo sostenibile, economia del mare, futuro. Ma a margine del dibattito, un’ombra. Piccola, all’apparenza. Invisibile per molti. Ma non per chi la subisce. Cristina Ciminnisi, deputata regionale del Movimento 5 Stelle e unica donna eletta della provincia di Trapani, prende la parola fuori dai microfoni del convegno. Lo fa con un post pubblico, ma soprattutto con un appello civile e accorato. Il motivo? Una svista, direbbero in tanti. Un dettaglio di forma. E invece no: una scelta o, peggio, un’abitudine. Sui cartellini che indicavano i posti riservati agli ospiti parlamentari, i suoi colleghi uomini venivano chiamati con il titolo di “Onorevole”.
Lei no. Solo il suo nome: Cristina Ciminnisi. Nessuna carica. Nessun riconoscimento. Nessun rispetto formale del ruolo istituzionale che riveste. “Sembra un dettaglio – scrive Ciminnisi – ma non lo è”. E non ha torto. Perché in quella mancanza c’è tutto il peso di una cultura che ancora oggi, nel 2025, fa fatica a vedere le donne nelle stanze del potere. Le accetta, sì, ma spesso le tollera più che riconoscerle. Le ascolta, ma non le eleva. Le guarda, ma senza mai davvero vederle per ciò che rappresentano. “Non è un errore di stampa, è forma che è anche sostanza”, sottolinea Ciminnisi. E in quelle parole c’è tutta la consapevolezza di chi ogni giorno, in politica, deve lavorare il doppio per avere la metà del riconoscimento. C’è la stanchezza, ma anche la determinazione di chi non si piega. Il Movimento 5 Stelle, sottolinea la deputata, è un gruppo parlamentare equamente composto da uomini e donne. E tra loro, racconta, non si dà troppo peso ai titoli. Ma ciò che accade fuori da quel gruppo è un’altra storia. Perché là fuori, in certe istituzioni, in certi eventi, essere donna è ancora una nota a margine, un’eccezione, un’aggiunta.

“In quel ‘Cristina Ciminnisi’, senza On., c’è tutta la fatica di una donna che deve guadagnarsi due volte ciò che a un uomo basta incarnare”, scrive ancora. Parole forti, vere, che dovrebbero far riflettere non solo chi organizza un evento, ma tutti noi. Questo non è un capriccio. Non è nemmeno una rivendicazione personale. È una richiesta di rispetto per il ruolo, per l’impegno, per l’istituzione che quella donna rappresenta. Uomo o donna che sia, un parlamentare ha diritto alla stessa dignità. Ciminnisi conclude con fermezza: “Parlo per tutte le donne. Perché se ancora oggi dobbiamo ricordare che meritiamo lo stesso rispetto, allora è segno che la strada verso la parità è ancora lunga. E va percorsa senza più accettare il silenzio dei titoli mancati”. Un messaggio chiaro, diretto. Che parte da un cartellino dimenticato, ma che arriva al cuore di un problema culturale ancora vivo. Perché il rispetto, come il mare, non è mai un dettaglio.