Essendo parte integrante dell’Area Marina Protetta “Isole Egadi”, Favignana si prende carico di una grande responsabilità: usufruire delle risorse che ha a disposizione per preservare la fauna e la flora marine, in modo che esse prosperino incontrastate, rendendo questo luogo un tempio della biodiversità del mare.
Favignana porta a termine tale compito grazie al Centro di Recupero per Tartarughe Marine, letteralmente un centro dove le tartarughe in difficoltà che vengono salvate dal mare, possono essere curate da professionisti che, una volta constatata la guarigione dell’animale, lo liberano e lo restituiscono al suo habitat naturale.
Le tartarughe marine sono i rettili più antichi ancora viventi, con una storia lunga ben 225 milioni di anni. Eppure, l’essere umano che cammina su questa Terra da molto meno tempo, si conferma nuovamente un carnefice distruttore e (orribilmente) negligente, in quanto gli unici motivi per cui queste tartarughe presentano ferite o traumi, sono da ricollegarsi alla noncuranza e alla cattiva educazione dell’Uomo nell’utilizzo e nello “smaltimento” della plastica.
I danni di cotanta indifferenza si riflettono sulla salute di queste tenere bestiole. Ne sono una prova le due tartarughe ora in ricovero presso il Centro di Recupero situato all’interno dell’ex Stabilimento Florio.
Maria Giulia Giangrasso, biologa marina che si occupa delle tartarughe in degenza, me le ha presentate. Mi ha esposto l’accaduto e mi ha tenuta al corrente delle loro condizioni: si chiamano Nebula e Tempesta.
Nebula (nome ispirato al personaggio della saga de “I Guardiani della Galassia”) è una femmina di età compresa tra i 40 e i 45 anni ed è una bella cucciolona lunga 75 cm per quasi 50 kg! Il ritrovamento è avvenuto presso Alcamo Marina il 2 aprile dell’anno corrente 2025. Maria Giulia mi spiega: «È stata trovata con una costrizione molto grave alla pinna destra anteriore. Aveva un groviglio di reti e plastica avvolte attorno alla pinna e purtroppo questo ha provocato una grave infezione, un’infiammazione della pinna e siamo stati costretti successivamente ad amputarla, quindi è rimasta senza un arto.»
Fortunatamente l’ospedalizzazione sta procedendo nel migliore dei modi: Nebula ha ripreso a muoversi e a nuotare nonostante l’arto mancante. La sua vita, tuttavia, per quanto questa operazione non l’abbia resa “invalida”, sarà segnata dalla difficoltà nel risalire la spiaggia durante la deposizione delle uova.
La sua liberazione non ha ancora una data precisa, così da permetterle una ripresa ottimale, considerate le gravi condizioni di salute in cui versava al momento del ricovero.
L’altra ospite della struttura, Tempesta (nome ispirato al personaggio della saga degli “X-Men”), è stata presa in cura prima di Nebula, il 19 febbraio, ma il suo stato fisico è stato fin da subito meno serio. Infatti, la piccolina, una bestiolina molto vivace e fotogenica, tra i 5 e i 10 anni, pesante solo 9 kg per 45 cm, è stata ritrovata galleggiante da un pescatore nelle acque favignanesi. Quando vedete una tartaruga in questo stato, ossia che non riesce, nonostante i tentativi per un tempo prolungato, a immergersi, contattate subito le autorità di competenza, poiché potrebbe essere correlato all’ingestione della plastica. Questo materiale, infatti, crea una sacca d’aria che impedisce loro di andare sott’acqua per procacciarsi il cibo: se non soccorsa, la poverina sarà dunque costretta a morire di fame.
Il ricovero di Tempesta è stato meno pesante, poiché è bastato nutrirla con una dieta fatta di alimenti molto grassi, in modo da far fluire la plastica lungo tutto l’apparato digerente, per essere poi espulsa naturalmente.
Anche il ritorno in mare di Tempesta non ha una data precisa sul calendario.
Maria Giulia non ha potuto fare altro che esprimere la sua estrema perplessità sulla già citata incuria umana, visto che la plastica è stata creata per essere un materiale durevole. Eppure, l’Uomo la utilizza per l’usa e getta, non facendo altro che trasformare il nostro pianeta e i nostri mari in una discarica.
E io non posso che essere totalmente d’accordo con questa linea di pensiero, riportando alla memoria una citazione dell’autrice svizzera Elisabeth Wisler: “Anche la terra respinge la plastica e non la digerisce, se piantata non dà alcun frutto, il mare non se la porta sul fondo e la ripone sempre sulla spiaggia.”