Le Egadi: l’eco di un sogno tra mito, storia e mare

Carmela Barbara

Le Egadi: l’eco di un sogno tra mito, storia e mare

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sabato 17 Maggio 2025 - 12:51

A ovest della Sicilia, là dove il Mediterraneo si distende come un drappo azzurro dalle trame antiche, emergono le Isole Egadi, un arcipelago che non è solo terra e mare, ma una fessura nel tempo, un varco aperto tra leggenda e storia. Favignana, Levanzo e Marettimo — queste tre sorelle di roccia e vento — si stagliano nel silenzio, sospese tra l’abbraccio dei gabbiani e i sussurri di un passato che ancora respira.

Un mosaico di mito e geografia

Le Egadi sono più che semplici isole: sono il cuore pulsante di un Mediterraneo arcaico, il palcoscenico su cui si sono susseguite civiltà, battaglie, miracoli e naufragi. L’origine del loro nome affonda nel greco antico, Aigousa, l’isola delle capre selvatiche, eppure i loro contorni irregolari evocano l’immagine di sirene adagiate sul mare, addormentate sotto il sole.

Scriveva Guy de Maupassant nel suo diario di viaggio del 1885: “Favignana pare un miraggio, con le sue rocce chiare che si tingono d’oro al tramonto. È un luogo dove l’anima si perde e il pensiero si fa lento come il ritmo delle onde”.

La battaglia delle Egadi: il boato della storia

È il 10 marzo del 241 a.C. L’aria odora di sale e ferro. Le acque cristalline tra Levanzo e Favignana si colorano di rosso. È qui che Roma, ancora giovane potenza emergente, infligge alla superba Cartagine un colpo decisivo nella Prima Guerra Punica. Lo scontro, passato alla storia come la Battaglia delle Isole Egadi, segna l’inizio dell’egemonia romana sul Mediterraneo.

La flotta del console Lutazio Catulo, dotata di veloci navi armate con i micidiali corvi d’assalto, sorprende i Cartaginesi sotto i venti incostanti delle Egadi. È una sinfonia tragica di legni che si spezzano e grida che si confondono con i gabbiani.

Nel 2004, quei giorni di ferro sono riemersi dal silenzio: archeologi subacquei hanno ritrovato a largo di Levanzo elmi, anfore e persino un rostro romano, ancora incastonato nello scafo di una nave nemica. Ogni reperto, come un frammento di sogno, racconta di uomini che hanno scritto la storia con il sangue e il coraggio.

Favignana: la farfalla sul mare

Favignana è l’isola maggiore, detta la farfalla per la forma delle sue coste, distese come ali sul Mediterraneo. Un tempo era dimora dei Florio, la dinastia industriale che fece della tonnara un impero. Donna Franca Florio, l’ultima regina di Sicilia, amava rifugiarsi qui, tra i silenzi della villa e il canto del mare.

La tonnara di Favignana, oggi museo, era un teatro sacro in cui si celebrava il rito antico della mattanza, guidato dal rais, figura quasi sacerdotale. “Il mare ci dà, il mare ci prende”, diceva il vecchio rais don Ignazio nel 1954, in un’intervista dimenticata. “Ma mai ci tradisce”.

Levanzo: la grotta dell’eterno ritorno

Levanzo è la più piccola, la più selvaggia, la più antica. È qui, nella Grotta del Genovese, che il tempo si è arrestato. All’interno, protetti dall’ombra e dall’umidità, si celano graffiti preistorici: cervi, uomini, pesci, mani impresse nel buio. Risalgono a oltre 10.000 anni fa.

Si racconta che fu una pittrice fiorentina, Francesca Minellono, a riscoprirla per caso nel 1949. “Sembrava che quelle figure volessero parlarmi. Era come se la pietra respirasse”, scrisse nel suo diario. La grotta è oggi uno dei santuari dell’arte rupestre mediterranea, un luogo in cui ogni segno è una preghiera lanciata verso l’eternità.

Marettimo: l’isola degli dei

Infine, Marettimo, la più remota e la più verticale. Montuosa e verdissima, è stata chiamata Hiera dai Greci: l’isola sacra. Qui, secondo una leggenda, sbarcò Ulisse, naufrago e sfinito, prima di affrontare Scilla e Cariddi. Le sue grotte, come la Grotta del Cammello, sono fenditure nel mito, rifugi di monaci, pirati e pescatori di corallo.

C’è un canto popolare che si tramanda a Marettimo, tramato di malinconia: “Lu mari m’ha pigghiatu l’amuri / e mi l’ha datu n’autru jornu, quannu / la luna si specchiava nta la scogghiera.” Il mare prende l’amore e lo restituisce, dice la gente di qui. Sempre.

Oltre il tempo

Oggi, le Egadi sono un paradiso protetto: l’Area Marina Protetta più grande d’Europa, un mosaico di praterie di posidonia e grotte sottomarine. Ma il vero tesoro non è solo nella biodiversità o nelle acque smeraldine. È nel racconto. Nelle barche che oscillano nei porti. Negli occhi degli anziani che ricordano la guerra e le notti di pesca. Nei bambini che ascoltano storie di sirene, tonni giganti e galeoni scomparsi.

Le Egadi non sono solo un luogo. Sono un sogno che cammina sull’acqua”, ha scritto il poeta siciliano Ignazio Buttitta.

Un sogno che si fa racconto, e un racconto che continua, ogni volta che il vento soffia tra le pale delle agavi e il sole scivola lento dietro le creste di Marettimo.

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