Capo Feto, Sciabica: “Bisogna istituire la Riserva naturale” e attacca l’idea di un consorzio

Luca Di Noto

Capo Feto, Sciabica: “Bisogna istituire la Riserva naturale” e attacca l’idea di un consorzio

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mercoledì 30 Aprile 2025 - 06:39

Il dibattito sull’istituzione della Riserva Naturale di Capo Feto ha riacceso l’attenzione su un’area di grande valore ecologico e turistico, ma altrettanto fragile. Si è tenuto ormai più di un mese fa un incontro organizzato dal Circolo Legambiente Marsala-Petrosino e di Mazara, alla presenza delle amministrazioni di Mazara e Petrosino oltre a esponenti di Legambiente e all’assessorato Territorio e Ambiente, con il dirigente Francesco Picciotto e l’assessore regionale Giusi Savarino, intervenuta in remoto. Molto scettico, in tal senso, il prof. Enzo Sciabica, naturalista che ha dedicato la sua vita a Capo Feto.Questo incontro non sortisce e non sortirà nulla. Per poter gestire le riserve, bisogna presentare un progetto, accompagnato da una proposta. I progetti andrebbero valutati dall’organo competente, il Servizio 3 dell’assessorato regionale Territorio e Ambiente. Nel momento in cui dovessero affidare la riserva a Legambiente, sicuramente scatteranno dei ricorsi, quantomeno da parte del WWF, che ha presentato un suo progetto, da parte della mia associazione, che ha presentato tre progetti, dall’associazione Amici della Terra, rappresentata dall’architetto Carlo Foderà, per anni membro del Consiglio regionale per la protezione del patrimonio naturale. Io ritengo che non faranno nulla”.

prof. Enzo Sciabica

Nonostante le dichiarazioni ottimistiche delle istituzioni locali e l’impegno di Legambiente, la realtà rimane una zona di conflitto, in cui la protezione ambientale sembra spesso subordinata a logiche burocratiche e politiche. Il tema dei rifiuti abbandonati, purtroppo ancora preoccupante, evidenzia l’incapacità di un intervento sistemico. In un contesto simile, sono i cittadini e gli sportivi, come i praticanti di kite-surf, a fare quasi da custodi del luogo. L’area meriterebbe, forse, un impegno che vada oltre le dichiarazioni ufficiali. “Capo Feto – prosegue Sciabica – è un monumento naturale, l’unica spiaggia che conserva quelle caratteristiche in tutta la Sicilia sud-occidentale”. E poi attacca: “Il Comune di Petrosino con Capo Feto non c’entra assolutamente nulla”. In qualche modo però c’entra.

Chi ha collaborato con la Regione per l’istituzione della Rete Natura 2000 – spiega ancora il naturalista – fa pochi sopralluoghi e lavora soprattutto al computer e dunque, ritenendo che Capo Feto e Margi Spanò siano la stessa cosa hanno creato un unico sito (di 350 ettari con il codice ITA010016, ndr) chiamato Paludi di Capo Feto e Margi Spanò, senza considerare una distanza di 4 km e che sotto il profilo naturalistico e paesaggistico era un’unica zona soltanto ai primordi, alle origini. Margi Spanò è nella giurisdizione di Petrosino, Capo Feto in quella di Mazara. Per conciliare bisogna creare un consorzio. E come si gestisce una riserva con un consorzio?”. Le perplessità, insomma, restano. Anzi in alcuni casi aumentano. Soprattutto se si pensa che qualcuno vorrebbe realizzare, all’interno della riserva, attività ricettive.

Il territorio di Petrosino effettivamente arriva quasi al limite di Capo Feto. Lì fu venduto un terreno a una ditta veneta nel 2019, sanato senza che la Soprintendenza ne sapesse niente. Ditta che con la vecchia amministrazione di Petrosino si era messa d’accordo per realizzare 40 bungalow per fare attività ricettiva e allargare il kite-surf a Capo Feto. A queste condizioni penso che sia meglio non fare la riserva, piuttosto che consentire ai Comuni di Mazara e di Petrosino di dare il colpo definitivo alla biodiversità del luogo”. “Il peccato originale – continua Sciabica – inizia nel 1977, quando il Comune di Mazara del Vallo, attraverso il piano urbanistico comprensoriale n.1, propose alla Regione di fare di Capo Feto un centro ricettivo turistico. Sarebbero dovuti sorgere alberghi, avrebbero dovuto realizzare un circuito per i motori turbo, all’epoca in voga. Allora non esistevano le Riserve naturali, istituite nel 1981. E la Regione ha istituito il primo parco naturale siciliano che si chiama Capo Feto. Però per il Comune di Mazara del Vallo è come se questo decreto non fosse mai esistito”.

E dunque cosa chiede il prof. Enzo Sciabica? L’istituzione della riserva naturale integrale (RNI) di Capo Feto. Come ho detto al prof. Mazzola, a Mazara abbiamo una RNI, quella di Lago Preola e Gorghi Tondi, estesa 365 ettari, di cui 280 ettari sono vigneti e il resto sono gli specchi d’acqua del Gorgo Murana, del Lago Preola e dei tre Gorghi Tondi, più il querceto Ilex. Se quella è RNI ed è essenzialmente vigneti, come si fa a fare Riserva Naturale orientata Capo Feto che, nonostante la sporcizia, si mantiene ancora a uno stato seminaturale?”.

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