Bancarotta fraudolenta, assolti imprenditori di Castelvetrano e Mazara

redazione

Bancarotta fraudolenta, assolti imprenditori di Castelvetrano e Mazara

Condividi su:

mercoledì 26 Marzo 2025 - 09:53

La società “Mediterranea” di Mazara del Vallo gestiva un albergo a 5 stelle che teneva libri e scritture contabili non veritiere e corrette per individuare il patrimonio e il volume d’affari dell’azienda. In pratica un occultamento dello “stato di decozione dell’impresa divenuta irreversibile dal 2008″. Così il Tribunale di Marsala ha dichiarato il fallimento della società nel dicembre 2012, iniziando un processo contro i responsabili per bancarotta fraudolenta. Oggi l’assoluzione perché “il fatto non sussiste” dei fratelli Giovanni e Carmelo Savalle, commercialisti e imprenditori castelvetranesi nel settore alberghiero,  Domenico Pisciotta e Gaspare Morello entrambi di Mazara del Vallo, nonchè Alberto Giovanni Agosta residente a Segrate. Il pm Maria Milia aveva chiesto la condanna di tutti gli imputati: per Giovanni Savalle, presidente del cda di “Mediterranea” fino al 15 dicembre 2009, e per Carmelo Savalle, prima amministratore delegato e poi amministratore unico della stessa società, il pm aveva chiesto 4 anni e 6 mesi di reclusione; per Pisciotta, Morello e Agosta, invece, 3 anni e mezzo. A difendere gli imputati, sono stati gli avvocati Antonino Carmicio, Matteo Faggioli, Bartolomeo Romano e Paolo Paladino.

Carmelo Savalle però, è attualmente in carcere in quanto, nel luglio 2023, la Cassazione rese definitiva la sua condanna a sei anni per bancarotta fraudolenta, mentre al fratello Giovanni nell’estate 2018 venne sequestrato un patrimonio valutato in circa 63 milioni di euro per il sospetto che tutta quella ricchezza (22 complessi aziendali, 12 pacchetti di partecipazione al capitale di altrettante società, 28 rapporti bancari, 47 fabbricati, 8 autoveicoli e l’ex “Kempinski”, albergo e ristorante di lusso, poi “Giardino di Costanza”) fosse stata accumulata grazie alla vicinanza con il boss mafioso Matteo Messina Denaro. Accuse, poi, cadute quando la sezione Misure di prevenzione del Tribunale di Trapani affermò che “gli elementi probatori forniti dal Pm non dimostrano una diretta partecipazione del proposto con appartenenti a cosa nostra”.

Condividi su:

0 commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.

Commenta