In 50mila a Trapani per le vittime della mafia, Ciotti: “Forte al nord, nelle finanza. Intervenire sulle loro tecnologie”

redazione

In 50mila a Trapani per le vittime della mafia, Ciotti: “Forte al nord, nelle finanza. Intervenire sulle loro tecnologie”

Condividi su:

sabato 22 Marzo 2025 - 14:39

La manifestazione organizzata dall’associazione Libera per la XXX Giornata nazionale della Memoria e dell’Impegno, dedicata alle vittime innocenti delle mafie, che si è tenuta ieri a Trapani, ha portato in città 50mila persone in un corteo per le vie principali, tra studenti, attivisti, politici, associazioni, familiari delle vittime di tutte le mafie e cittadini. Tra i tanti interventi sul palco di Piazza Vittorio Emanuele, quello di Don Luigi Ciotti ha lasciato un segno tra i presenti, tracciando, con lucidità, il nuovo corso della mafia, oggi, nel Paese, non solo in Sicilia. “L’80% dei familiari non conosce ancora la verità sulla morte dei propri cari – afferma il Presidente nazionale di Libera. Associazioni, nomi e numeri contro le mafie -. Senza verità non si può costruire giustizia. Dobbiamo liberare il passato dal peso delle verità negate o manipolate, ma anche dalla retorica di chi celebra in morte ciò che aveva ostacolato in vita. Le mafie si rafforzano se non ci si schiera, se si è cittadini a intermittenza. Sono troppi i neutrali, quelli che delegano sempre ad altri. Che facciano loro. Le latitanze politiche e sociali hanno reso possibili quelle criminali. Ma dobbiamo guardare anche alle nostre latitanze di cittadini”.

Don Ciotti ha ricordato il prefetto Sodano, capace di opporsi a chi gli chiedeva di favorire gli interessi mafiosi. Menzione anche per il lavoro contro la criminalità di Rino Germanà e Giuseppe Linares: “L’Italia non è ancora un Paese libero”, da qui l’appello a liberarci della corruzione, ad accogliere i migranti, a garantire condizioni adeguate nelle carceri, a fermare la corsa agli armamenti, invitando l’Europa a essere una casa comune e non una “cassa comune”, sottolineando la piena condivisione dello spirito del manifesto di Ventotene. Un ulteriore appello, dal palco di piazza Vittorio Emanuele, don Luigi Ciotti l’ha lanciato affinché non si mettano “le cose davanti alle persone” e ha esortato un maggiore impegno per il cambiamento. “Com’è possibile che i confini dell’Europa siano chiusi a un’umanità sofferente e aperti ai capitali sporchi della criminalità. Com’ è possibile rimandare in Libia un assassino ricercato dalla corte internazionale? Abbiamo bisogno di essere più comunità, di uscire dalla logica delle tribù. Non corriamo il rischio di stare comodamente dalla parte giusta. La parte giusta è un orizzonte verso cui andare tutti assieme. Il cambiamento ha bisogno di noi”, dice Ciotti.

Nel suo articolato intervento il prete attivista ha anche invitato a sostenere i referendum per cambiare l’Italia, per rendere più sicuro e meno precario il lavoro, per la cittadinanza agli stranieri, abbracciando anche il rispetto dell’ambiente e l’equilibrio del pianeta devastato dalle multinazionali, esprimendo gratitudine verso il presidente Mattarella e i suoi riferimenti continui alla Costituzione “… che ci dice non ciò che siamo, ma ciò che possiamo essere. La Costituzione è il primo testo antimafia, ma non può essere solo scritta su carta, deve essere carne viva. Può essere modificata in alcuni aspetti, ma guai a pensare di demolirne i grandi pilastri, come qualcuno vorrebbe”. E sull’informazione: “Deve essere libera, senza bavagli. Deve farci crescere nella conoscenza” e ricorda Ilaria Alpi, Miran Hrovatin e Mauro Rostagno. Della mafia odierna don Ciotti ha evidenziato la sua capacità di mimetizzarsi, ma anche la transnazionalità, perché le organizzazioni criminali continuano a rigenerarsi, nonostante le indagini e gli arresti: “Sono più forti al centro nord, fanno nuovi affari, nuove alleanze. Occorre colpire le loro finanze, intervenire sull’utilizzo che fanno delle tecnologie”, stigmatizzando le scelte politiche che in questi anni hanno reso il futuro dei giovani più complicato, inducendoli ad andare via.

“Stiamo perdendo i nostri ragazzi, siamo un’Italia sempre più anziana e con meno giovani” dice in merito alle nuove generazioni: “Noi adulti dobbiamo essere generosi con i nostri ragazzi. Dobbiamo cogliere i loro sforzi, il loro impegno. Ovunque, nella storia, sono stati i giovani a guidare il cambiamento, ad essere motore di cambiamento”, citando la Canzone del Maggio di Fabrizio De Andrè: “Voi non potete fermare il vento, gli fate solo perdere tempo”. “Questi trent’anni non ci facciano sentire vecchi e stanchi. Dobbiamo abbandonare vecchi slogan, schierandoci con più forza per la verità e la giustizia. Non latitanti, ma al massimo disertori rispetto a un’idea di patria che non ci rappresenta. Dobbiamo essere malati di pace e di non guarire mai di questa patologia, lottando per la pace” sono le parole finali per la piazza di Don Ciotti che ha invitato a non abbandonare mai la speranza.

Condividi su:

0 commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.

Commenta