Il complotto della bestia (e le mani sudate)

Gianvito Pipitone

Il complotto della bestia (e le mani sudate)

Condividi su:

domenica 16 Marzo 2025 - 06:45

Caro Vincenzo,

niente di nuovo sul fronte occidentale e mala tempora currunt. Almeno questo, di per sé, mi pare “pacifico” si possa dire. L’impressione è che in questi giorni anche i media ufficiali, le truppe cammellate, per capirci, non sappiano più che pesci pigliare, e che spesso anche il fior fiore degli analisti geopolitici, disorientati e presi in contropiede dal dipanarsi degli eventi, provino ad arrampicarsi sugli specchi, lanciandosi talvolta in spericolate interpretazioni a posteriori. In questa situazione di sospensione della certezza, sempre più spesso, si fa strada nell’immaginario collettivo l’insopportabile parola “complotto”.

Ogni volta che sento la parola complotto, “mi sudano le mani, mi sudano…” verrebbe da dire con un Nanni Moretti d’antan. Eppure, da quando la politica sembra essersi trasformata senza ritegno in fantapolitica, superando di tanto gli arzigogoli dell’immaginazione, niente pare più impossibile. Anche la narrazione più bizzarra o quella più stravagante sembra acquisire diritto di cittadinanza, figuriamoci quella appena poco verosimile.

Oggi, in una situazione del genere, con l’elezione di Trump, il crollo delle alleanze storiche e un allineamento inquietante tra gli Stati Uniti e la Russia di Putin, senza scomodare letteratura, cinema o serie tv, un complotto contro l’Europa non solo suona plausibile, ma anche realistico. Per quanto tutto da dimostrare.

Da manuale, alla base di ogni complotto c’è una vittima e un carnefice. La prima non potrebbe che essere la cara vecchia rinsecchita Europa, laddove il secondo è ben rappresentato dai regimi autocratici e autoritari. O supposti tali. Colpa dell’Europa sarebbe quella di rappresentare tutto quello che si frappone storicamente e culturalmente al carnefice: il pluralismo, la tolleranza, la giustizia, la solidarietà, la non discriminazione e l’uguaglianza. Principi fondanti, guarda caso, dell’ Unione Europea.

La tesi vorrebbe che da ormai un decennio ci sia in atto un tentativo per dividere e indebolire la società europea da parte di un personaggio a dir poco inquietante, Steve Bannon, e dal solito Vladimir Putin. Corollario di questa tesi è che i leader populisti e patriottici, che fanno incetta di voti in Europa, altro non siano che delle marionette nelle mani degli interessi americani e russi. Quanto però tutto ciò accada consapevolmente, non è dato sapersi.

Tutto pare avere inizio da una vecchia idea della destra americana, cesellata da Steve Bannon fin dai tempi della prima elezione di Trump nel 2016, dopo il suo licenziamento da consigliere del presidente. Per quanto quelle idee circolassero fin dai tempi della crisi finanziaria del 2008, è Bannon, personaggio controverso con un passato nella marina militare, in Goldman Sachs e addirittura come produttore esecutivo nell’industria di Hollywood, a trovare la quadra promuovendo una narrativa del “male”, in seguito utilizzata per mobilitare le masse.

The beast, come la chiama lui. Dove a turno, la Bestia è la Cina, il Deep State, l’Islam, l’Unione Sovietica, i Democratici, Hollywood… Tutto fa brodo per Bannon, laddove esiste un nemico da combattere e una situazione politica che possa essere cavalcata e influenzata.

Lo schema è sempre uguale e il format della Bestia si può applicare politicamente e commercialmente, a seconda dei tempi e delle sensibilità: c’ è sempre una crociata da scatenare a destra e a manca. Con il protocollo ormai fissato, non resta infine che arruolare gli ammiragli.

Ed ecco che nel 2018 Bannon, nell’intenzione di “porsi come architrave dei movimenti populisti di tutto il mondo” incontra fra gli altri Matteo Salvini, Marine Le Pen, Viktor Orban, l’olandese Geert Wilders, Santiago Abscal di Vox, il belga Mischaël Modrikamen e molti altri. Con loro crea una specie di internazionale populista. E così, di buona lena l’idea della Bestia (l’Europa) pare prendere corpo, con il corredo di tutti i suoi numeri malefici.

Allo stesso tempo da Mosca, Putin lancia un assalto simile, appoggiando e finanziando partiti tra cui la Lega, il Rassemblement National francese, lo Jobbik, partito neonazista ungherese, il FPO in Austria e tanti altri ancora. Incredibilmente, nonostante la storica litigiosità dell’Europa, d’un colpo tutti questi partiti sembrano trovare una convergenza, sottomettendosi ai precetti dello stratega Bannon e dello zar russo. Ad avere buon gioco qui sembra sembra essere il tradizionale soft power del Cremlino, maestro cerimoniere in manipolazione e ineguagliabile architetto di propaganda pronta da applicare ai cittadini per dividerli e per sparigliare l’opinione pubblica. Probabile eredità dai tempi della Disynformatya di Stalin.

Nel giro di pochi anni, pertanto, lo scopo sembra raggiunto: dividere i cittadini sull’inutile carrozzone dell’Europa, fomentare il ritorno di violenti e aspri nazionalismi, alimentare l’odio contro lo straniero e il diverso, screditare e deridere le lotte di genere o i diritti fondamentali dell’uomo, attirare capziosamente l’attenzione pubblica su argomenti particolarmente divisivi: come quello della sicurezza interna minacciata dalla criminalità straniera. E il gioco è più o meno fatto.

Certo la dimostrazione della tesi del Complotto contro l’Europa, con al centro le connivenze dei leader europei populisti, pecca forse di forzature e risente di una certa parzialità. Se non altro bisognerebbe comprendere quanto è consapevole (voluta e cercata) in questi dirigenti di partito la scelta di annientare l’Europa, cioè casa loro e nostra, a favore di un non ben precisato ordine mondiale che vede Usa, Russia e Cina incombere minacciosamente sui nostri interessi. Forse un più acceso nazionalismo? Sarebbe questa la merce di scambio che questi leader di partito europei stanno chiedendo ad America e Russia ? Ma non sarebbe una visione misera da contrapporre alla visione dinamica e galoppante del resto del mondo? Oppure che altro ancora? C’è’ qualcos’altro che dobbiamo sapere ? Un disegno più ampio di cui ci sfuggono i confini ? Questione che sembra proprio al cuore della natura del complotto stesso.

A noi non rimane altro che analizzare i fatti mettendoli in fila. Sull’interpretazione non c’è certezza. D’altronde cosa è diventata la “verità” in questi tempi confusi e infelici? Se non un azzardo fra le tante narrazioni possibili… Dalle nostre parti non si dice forse: meglio dire “che sacciu” che dire “che sapìa”, con un chiaro invito a rimanere dunque con gli occhi bene aperti e lo spirito sempre vigile. Stammi bene. E teniamoci forte.

Condividi su:

0 commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.

Commenta