Domenica 9 marzo, il Teatro Impero di Marsala ha ospitato un nuovo appuntamento con la rassegna teatrale della Compagnia Sipario “Lo Stagnone… scene di uno spettacolo”. Questa volta a prendersi la scena è Debora Caprioglio, una lunga carriera tra Cinema e tv con un amore per il teatro esploso già oltre 30 anni fa. Sulle assi di legno dell’Impero l’abbiamo intervistata.
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Quanto è attuale una figura come Artemisia oggi? Al di là dell’8 marzo, Artemisia, artista del 1600, è stata anche portata sul grande schermo due volte, nel ’98 e in un documentario nel 2020.
Artemisia è una pittrice che viene dalla scuola di Caravaggio, ha fatto delle opere meravigliose, ed è stata una donna che ha combattuto per fare valere i propri diritti come donna e artista. Nel ‘600 le artiste non potevano accedere all’Accademia e Artemisia è stata la prima ad essere ammessa. Allora le pittrici potevano essere ammesse solo a lavorare nelle botteghe. Lei, figlia di un altro grande pittore, Orazio Gentileschi, la sua arte l’aveva imparata da lui. Poi uno dei suoi primi maestri fu Agostino Tassi, che l’ha anche stuprata all’età di 18 anni.
Artemisia ha subito anche un brutale processo come imputata per lo stupro che ha commesso Tassi…
Sì, è stata processata come se fosse stata la carnefice e non la vittima, è stata torturata. Nel mio monologo racconto proprio gli atti originali del processo. Questo marchio se l’è portato dietro per tutta la vita. Tant’è che oggi, i critici d’arte che ho ascoltato, soprattutto maschi, affermano che la notorietà di Artemisia è dovuta soprattutto a questo evento tragico. Lei visse un periodo anche a Venezia dopo l’ennesima delusione del padre che tornò amico di Tassi e Artemisia lo ha vissuto come un ennesimo affronto, un rapporto di amore e odio tra figlia e padre, lei lo accusa di averla messa in piazza perchè è stato il padre a denunciare Agostino Tassi anche perchè gli aveva rubato delle opere. Poi è ripartita a Napoli dove ha proseguito il suo lavoro come mercantessa d’arte.
Sul palco con te tante opere che rappresentano l’arte del personaggio che porti in scena.
Ci sono le opere più rappresentative, quelle che l’autore Roberto D’Alessandro nell’immaginare il racconto della vita di Artemisia, potessero rappresentare dei punti fermi della carriera dell’artista.
La tua carriera è nata al Cinema, hai fatto anche tanta TV ma il teatro oggi è la tua casa. Quando nasce questo amore?
E’ stata una scelta voluta, cercata con tanta passione. Io ho scoperto il teatro nel 1997 quando mi chiamò Mario Monicelli per la commedia “Una bomba all’Ambasciata” e allora siamo venuti proprio a Marsala, me lo ricordo bene perchè il protagonista, Carlo Croccolo, si sentì male e lo portammo in ospedale. Da allora non ho più lasciato il teatro, ma non ho abbandonato il cinema per chissà quali motivi, il teatro si programma per diverso tempo e quindi ho preferito mantenere gli impegni sulle tavole di legno. Quando tra l’altro si firma un contratto non si può disdire così facilmente.
Tra i film che hai fatto, “Con gli occhi chiusi” dell’Archibugi lo consideri come uno dei migliori nella tua carriera?
Sì, è un film che ho amato molto, ma ce ne sono stati altri come “Albergo Roma” di Ugo Chiti o “Il Pretore” di Giulio Base con Pannofino del 2014.
[ marco messineo ]