Sopralluogo alla Diga Trinità di Castelvetrano ieri grazie al professor Salvatore Miliziano, consulente incaricato dalla Regione per valutare la resistenza statica dell’invaso. Le prime analisi avrebbero dato esiti incoraggianti, ma per Safina la vera urgenza resta l’approvvigionamento idrico per l’agricoltura siciliana: “Non chiudere la diga è certo importante, ma ciò che serve davvero è l’acqua per gli agricoltori. E su questo il governo regionale continua a non pronunciarsi, senza fornire alcuna soluzione concreta. La Regione vuole sostenere davanti al MIT l’ipotesi di alzare i limiti di invaso, attualmente fissati da Roma a 54 metri sul livello del mare, cercando di mantenere la quota attuale di 60-61 metri. Questo significherebbe garantire appena un milione e mezzo di metri cubi d’acqua, un quantitativo del tutto insufficiente per affrontare la stagione irrigua. Servono almeno 4 milioni di metri cubi per sostenere il comparto agricolo della Sicilia occidentale”.
Safina denuncia l’inerzia del governo Schifani, che non ha ancora dato seguito alle soluzioni proposte nelle scorse settimane in Commissione Attività produttive all’ARS: “Avevamo suggerito di recuperare l’acqua attualmente sversata nel fiume e in mare attraverso sistemi di pompaggio e canalizzazione temporanei. Inoltre, la realizzazione di laghetti collinari rappresenterebbe una strategia fondamentale per accumulare riserve idriche nei periodi di maggiore disponibilità. Proposte fattibili, ma che restano senza risposta”. Il deputato dem conclude con un appello alla Regione affinché si passi dalle parole ai fatti: “Ignorare le esigenze degli agricoltori significa mettere a rischio l’economia del territorio. Servono interventi immediati e risolutivi per garantire l’acqua necessaria e scongiurare il collasso del settore”.
“Vergognoso dover apprendere dalla stampa del sopralluogo alla diga Trinità e delle nuove previsioni di quota a 60, 61 metri, quando abbiamo ripetutamente chiesto che in caso di ulteriori sviluppi venissero aggiornati i lavori della III Commissione che proprio venti giorni fa s’era riunita per prendere in esame la situazione dell’invaso. L’intesa, cui però non è stato dato seguito, era che sarebbe stata convocata una nuova audizione del Governo e dei suoi organismi tecnici”, ha detto la deputata regionale del M5S, Cristina Ciminnisi. Pare che la previsione di massima portata per scongiurare lo svuotamento dell’invaso sarebbe di tenere l’acqua al massimo a 60 o 61 metri.
“Se dovesse essere confermata questa quota limite – aggiunge Ciminnisi –, ben al di sotto del reale fabbisogno che è di 63 / 64 metri, è chiaro che l’invaso non sarebbe in grado di garantire neppure l’irrigazione di soccorso. Mancherebbero almeno un milione di metri cubi di acque, forse anche di più, necessari per garantire l’irrigazione e lo sviluppo delle colture del comprensorio. Ci aspettiamo che venga al più presto possibile convocata l’audizione della III commissione, così come era stato concordato, perché il Governo e i suoi organismi tecnici ci dicano dove prendere l’acqua che manca, necessaria per assicurare la stagione irrigua nel Belìce e nelle aree limitrofe“.