Ricerca d’identità. Brevi postille su alcuni poeti contemporanei è il titolo del libro appena uscito per i tipi delle Edizioni Milella di Cosenza: un viaggio tra le scritture poetiche di oggi e un aggregato per postille. Un’opera singolare, né antologia né proposta per unità tematica, che si deve al lavoro del poeta e critico partenopeo Giorgio Moio che cerca di individuare i tratti distintivi di alcuni autori di poesia, sia noti che meno conosciuti. Tra gli autori selezionati in questo libro è presente il marsalese Antonino Contiliano con la poesia Skylab, un testo contenuto nella raccolta La soglia dell’esilio del 2000.
Al volume si accompagna una introduzione dello stesso Moio e una puntuale nota di presentazione di Carmen De Stasio. L’intento non è quello di realizzare l’ennesima antologia o un’analisi critica nel dettaglio, ma di offrire un punto di vista personale e ‘scorrevole’ sulla poesia di autori diversi per linguaggio, generazione e visibilità. Le “postille” sono organizzate per gruppi di tre poeti. Contiliano è affiancato elettivamente “per linee dissacratorie e antiliriche” da Francesco Muzzioli, i cui testi sono segnati da una cifra aforistica, ironica e vagamente distopica e da continue assonanze e dissonanze, e da Ugo Piscopo, depositario di una poesia quasi gnomica e autoironica. Un percorso associativo soggettivo, con l’obiettivo di stimolare nel lettore una riflessione personale e un approfondimento dei testi proposti. Un invito alla lettura, dunque, che lascia così al lettore la libertà di formarsi un proprio giudizio sui testi, fornendo al contempo informazioni biografiche e riferimenti bibliografici aggiornati.
“Nella poesia di Antonino Contiliano – scrive Moio – c’è una fusione tra il concetto fisico/matematico di ‘soglia’ e il suo doppio psicologico-filosofico e critico conflittuale (come, sulla linea della poesia come pensiero, già notato da altri commentatori). L’autore usa la poesia infatti come strumento per difendere la libertà della parola e per opporsi a una società dominata dai mercati; e ciò – scrive sempre Moio – per forme di autoironia, che si dilatano però fino all’alterità. Contiliano usa la parola come un bisturi e a difesa della libertà della parola-linguaggio parlata e scritta”.