Stupratori, Assolti; il Virtuale vince sulla Realtà, e anche sullo Stato

Sebastiano Bertini

Lo scavalco

Stupratori, Assolti; il Virtuale vince sulla Realtà, e anche sullo Stato

Condividi su:

domenica 27 Agosto 2023 - 07:53

Pochi giorni fa il Tribunale di Firenze ha assolto due giovani violentatori.

Il reato è conclamato, si badi: accertato senza dubbi. La diciottenne, ubriaca, è stata violata dai due, alla presenza pure di un terzo, minorenne.

La motivazione dei Giudici apre uno squarcio: gli imputati sono sollevati da colpe perché «condizionati da un’inammissibile concezione pornografica delle loro relazioni con il genere femminile, forse derivante da un deficit educativo e comunque frutto di una concezione assai distorta del sesso».

A causa di questo, hanno «errato nel ritenere sussistente il consenso della ragazza».

Credo che queste parole vadano analizzate nel dettaglio.

***

In sostanza, i due stupratori-assolti sono scusati perché la loro condizione culturale non li ha resi capaci di decodificare la realtà.

La colpa quindi non sarebbe loro, ma del contesto sociale, di Internet, degli operatori culturali e degli istituti educativi come la scuola? Perché la “colpa”, data la certezza della violenza carnale, da qualche parte deve stare.

Cerco rimanere rasoterra: quindi i due stupratori non hanno sviluppato le competenze basilari che permettono:

  1. Di decodificare un atto linguistico come “Smettetela!” – attestato in fase processuale – .
  2. Di decodificare l’intenzionalità dei gesti e delle reazioni di difesa della vittima.
  3. Di distinguere la loro esperienza nel mondo virtuale da quella nel mondo reale.

Se tutti i punti fossero confermati, dovremmo dichiarare una inedita e gravissima di emergenza civile-istituzionale, poiché le Istituzioni non riescono a agire su individui totalmente inadeguati a qualsiasi forma di vita civile.

***

Il quadro della situazione è in qualche modo completato dagli eventi di cronaca più recenti, in particolare con quella dello Stupro di Palermo.

Qui il clamore mediatico ha permesso la filtrazione, attraverso tutti i media, di immagini degli stupratori, chat e video.

Dai brandelli di conversazioni tra violentatori emerge con chiarezza che i punti a) e b) di cui sopra si sgretolano. I violentatori sanno usare il linguaggio e sanno interpretare gesti e atteggiamenti.

Nelle loro parole si legge il deliberato desiderio provocare dolore, di far valere come assoluti i propri desideri carnali, di deprimere fino all’oggettivazione l’individuo-vittima.

Sul punto c) invece, le cose non sono così chiare.

***

Il fatto che gli imputati abbiamo scientemente filmato il tutto, con l’obiettivo di mettere on-line, chiude in un certo modo da cornice psichica in cui si muovono questi stupratori.

Dall’assenza di riferimenti educativi e culturali adeguati, dall’esposizione a modelli ambigui (mi riferisco a quei prodotti culturali, come certi Serial o i pezzi di certi autori musicali, che “normalizzano” la criminalità, fino addirittura a trasfigurarla romanticamente) dalla fruizione sistematica in Rete della pornografia, pare i giovani violentatori abbiano estratto le coordinate comportamentali.

E alla Rete è chiaro abbiano tentato di tornare.

Quasi si fosse realizzato uno scambio, i fatti di carne si danno per sur-reali, capaci di acquisire integrità reale solo attraverso la condivisione digitale, il commento, l’esportazione, la riproduzione potenzialmente infinita.

Qualcosa come una degenerazione del “se è in Tv allora è vero”, su cui i semiologi hanno detto molto.

Questi ragazzi, se vogliamo prendere per valide le parole dei giudici di Firenze, sembrano intrappolati in una sorta di circuito voyeuristico gravissimamente degradato, che dal virtuale va al materiale come a un serbatorio da cui attingere, per tornare al virtuale.

La Rete vince su tutto: alfa e omega del comportamento sociale.

***

Ora però, in non credo sia possibile accettare pianamente che la fragilità educativa assolva in tutto dalle colpe di un reato come la violenza carnale.

Vi è certamente il problema di una incompetenza civile e culturale su vasta scala.

È chiaro quando scopriamo che a seguito degli stupri sulle giovanissime cugine di Caivano, i giudici abbiano imposto la loro custodia in comunità, sottraendole a contesti familiari gravemente inadeguati non solo all’educazione, ma anche alla protezione delle giovani.

È chiaro, nello stesso modo, richiamando l’arcinoto rapporto Invalsi: in larghe aree del Paese vi è una povertà educativa grave, pesante e strutturale. Si tratta delle stesse aree in cui la povertà economica e la marginalità sociale minano il buon funzionamento della vita democratica.

Ma assolvere per questi motivi significa esplicitamente abdicare: lo Stato si arrende.

***

A questo punto, il processo che si aprirà a Palermo andrà messo subito sotto la lente.

E insieme al suo esito, andranno messo sotto la lente le risposte politiche alla questione.

Lo Stato ha diverse indicazioni sul dove e come agire; sa perfettamente, anche, che quella Cultura dello Stupro – di assoluzione e connivenza – già delineata nei ’70 da Susan Brownmiller cova ancora nel pensiero retrogrado e maschilista, nel pensiero ultraconservatore e bigotto.

Spero vivamente che questo governo a guida femminile, di Destra, che anche da quel mondo ha ottenuto voti e fiducia, sappia guardare con occhi onesti.

Sebastiano Bertini

Lo Scavalco è una scorciatoia, un passaggio corsaro, una via di fuga. È una rubrica che guarda dietro alle immagini e dietro alle parole, che cerca di far risuonare i pensieri che non sappiamo di pensare.

Sebastiano Bertini è docente e studioso. Nel suo percorso si è occupato di letteratura e filosofia e dai loro intrecci nella cultura contemporanea. È un impegnato ambientalista. Il suo più recente lavoro è Nel paese dei ciechi. Geografia filosofica dell’Occidente contemporaneo, Mimesis, Milano 2021. https://www.mimesisedizioni.it/libro/9788857580340

Condividi su:

0 commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.

Commenta