Scrive Filippo Piccione sul libro di Nello Musumeci, “La Sicilia bombardata”

redazione

Scrive Filippo Piccione sul libro di Nello Musumeci, “La Sicilia bombardata”

Condividi su:

domenica 23 Luglio 2023 - 10:15

Caro direttore,

lo spunto per scrivere questa lettera me l’ha fornito la notizia riportata dal suo giornale riguardante la presentazione del libro di Nello Musumeci, “La Sicilia bombardata” (Rubettino editore), al Teatro Massimo di Palermo, in cui sono intervenuti il sindaco Roberto Lagalla, docente universitario, l’ex assessore Gaetano Armao e lo scrittore e saggista Pasquale Hamel. Ognuno di loro ha voluto esprimere un giudizio positivo rispetto al quale anche a chi, come me, non aveva ancora letto il libro, sarebbe stato difficile, sia pure in linea di massima, non manifestare una condivisione. Ho tuttavia ritenuto opportuno leggere ugualmente il libro per una serie di motivi: perché si trattava di una pagina drammatica della nostra storia; perché volevo rendermi conto se quanto affermato dagli autorevoli partecipanti all’incontro corrispondesse al contenuto e alle tesi sostenute nel testo; perché era necessario disporre di maggiori elementi per stilare una nota degna di essere pubblicata e contribuire così a un possibile confronto più ampio e approfondito su un tema ancora controverso che suscita una diversità di posizioni e di polemiche non sempre finalizzate a un chiarimento. Devo subito premettere che quando mi accingo a leggere un libro, come quello del ministro per la Protezione civile e le politiche del mare, sono solito allungare innanzitutto lo sguardo alla quarta di copertina, per poi passare alla prefazione o postfazione, alla bibliografia, all’indice dei nomi e delle materie, alle fonti archivistiche, alle note. Ma l’attenzione maggiore la riservo quasi sempre a un aspetto marginale costituito dai rituali ringraziamenti. In questo caso mi ha particolarmente incuriosito la circostanza che l’autore ha voluto dedicare al suo collega ministro della Cultura un ringraziamento particolare per dichiararsi onorato della sua autorevole prefazione. Non è qui il caso ancora di ironizzare sul fatto che Gennaro Sangiuliano non ha l’abitudine di leggere i libri, neanche quelli che deve giudicare, come è capitato al Premio Strega. Ma se il ministro Musumeci fosse già venuto a conoscenza della catastrofica intervista del suo collega rilasciata alla conduttrice Cucciari, presumo che avrebbe evitato di affidargli la prefazione che, poi, tutto sommato, risulta, sotto alcuni punti vista, ampiamente accettabile. Se c’è una stonatura, questa va senz’altro ricercata negli sperticati elogi fatti nei confronti del collega che, alla luce dei suoi estemporanei atteggiamenti, appaiono francamente sproporzionati.

Chiedo scusa per questa “ironica” appendice. Prima però di svolgere alcune considerazioni, volevo segnalare che fra le prime cose che ho letto del libro c’è anche l’esergo di Arrigo Petacco: “Quando la guerra finisce, le bugie dei vinti sono smascherare; quelle dei vincitori diventano storia”. Questa scelta dell’autore indica e anticipa in parte l’idea che si è fatta di quel periodo tragico della nostra storia ed esprime un concetto sulla guerra spingendosi fino a fare un paragone con quella scoppiata in Ucraina, su cui, in molti punti, nutro serie perplessità.

Mi hanno invece colpito in particolar modo le pagine dedicate a Marsala, le vicende vissute dalle popolazioni siciliane nel secondo conflitto mondiale (1940-1943) e il tremendo bilancio di circa diecimila vittime civili cadute sotto le bombe degli alleati. “E’ l’unica regione italiana dove gli angloamericani operano come forza ‘occupante’ senza alcun appoggio dell’antifascismo militante e con il pieno sostegno dei mafiosi ‘perseguitati’”, sottolinea l’autore.

Nel libro, fra le più toccanti testimonianze, viene ricordata quella del giovane studente Gaspare Li Causi, il quale descrive con dolore la scena che si è presentata sotto i suoi occhi dopo il bombardamento. Il passo è tratto dal suo volume pubblicato nel 1993 nel cinquantesimo anniversario dello sbarco angloamericano – Marsala dal 1919 al 1946. Documenti, testimonianze e ricordi: “Ci fu una lunga calma e, benché timorosi, di un’altra ondata, uscimmo dalla tana con l’ansia di trovare in piedi la casa. Salì sul tetto per dare uno sguardo panoramico alla città e non vidi la guglia del campanile della Chiesa della Madonna della Cava. Ebbi uno schianto, ma non ci fu null’altro da fare che piangere e fuggire ….”.

Per quanto poi riguarda il pieno sostegno dei mafiosi perseguitati, a differenza di Musumeci, Salvatore Lupo, uno dei maggiori esperti in materia di mafia e profondo conoscitore e studioso dell’Italia fascista, in un suo libro di recentissima pubblicazione, sostiene viceversa che non è vero che nel luglio del ’43, con l’operazione Husky, le armate americane si siano presentate sulle coste siciliane forti di un preventivo accordo con la mafia, e abbiano per questo facilmente trionfato sui loro nemici. L’idea del Grande complotto, secondo Lupo, risulta del tutto infondata, come cerca di spiegare nel suo libro Il mito del grande complotto- Gli americani, la mafia e lo sbarco in Sicilia del 1943- Edizione Donzelli. Detta così sembra anche a me una ricostruzione molto sbrigativa e approssimata della storia di quel periodo, se non si fosse tenuto nel debito conto che l’America in armi, come evidenzia lo stesso storico, fu indotta dalla situazione di emergenza ad assumere un atteggiamento tollerante nei confronti delle due mafie, quella americana, capeggiata da Lucky Luciano, e quella siciliana, sia nella fase precedente sia in quella successiva all’operazione Husky. Il libro ricostruisce le vicende spesso intricate che si consumarono sul suolo americano mettendo in luce le ragioni per cui nel ’42 i servizi segreti della marina statunitense interpellarono Lucky Luciano e di quale fu il carattere effettivo e gli scopi di tale collaborazione. Lupo si sofferma su tutto quanto accadde in Sicilia dopo, laddove le componenti americane dell’Allied Military Government (AMG) e i servizi di sicurezza statunitensi si confrontarono con i gruppi mafiosi isolani e col movimento separatista, che in quella particolare fase li rappresentava politicamente. Quello che emerge da questo accidentato percorso è supportato da una solida documentazione, archivistica e non, acquisita dall’autore.

Il Grande complotto è un mito, non una mera falsificazione, e in quanto mito è necessario rielaborare i materiali reali rispondendo al bisogno di spiegare ribaltamenti improvvisi, imprevedibili sviluppi della grande storia. Questo mito nacque in tempo di guerra per poi prendere forma nel dopo guerra.

Molti argomenti affrontati nel libro del ministro meriterebbero una discussione approfondita. Uno di questi argomenti riguarda l’episodio che ha visto quale protagonista Umberto II il quale, prima di lasciare l’Italia, nel maggio 1946, firma la concessione dello Statuto speciale per la Sicilia. “Dopo poche settimane, in occasione del Referendum istituzionale, milioni di elettori voteranno in massa per la Monarchia, con percentuali bulgare”. Sottolineo questo passo perché mi è parso di capire che il rapporto causa effetto istauratosi fra il re che abdica e il popolo siciliano, sia stato salutato da Musumeci come un rapporto virtuoso che valeva la pena menzionare anche nel libro. Io mi limito a dire che a Marsala la maggioranza dei suoi cittadini ha votato per la Repubblica, nata dalla Resistenza contro il regime fascista, capeggiato da Mussolini che, insieme a Hitler, ci ha condotto nella Seconda guerra mondiale più sanguinosa di tutti i tempi.

Voglio concludere con la seguente affermazione: a un lettore e a un cittadino come me interessa, ogni qual volta si misura con le pagine di libri come quelli citati, trovare molta storia e poca leggenda. Solo così si può ottenere un confronto civile e democratico che serve al Paese per andare avanti evitando di fare azzardati passi indietro.

Filippo Piccione

Condividi su:

0 commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.

Commenta