Tra le problematiche più controverse riguardanti il litorale sud di Marsala c’è, senza dubbio, quella riguardante gli accessi al mare.
Si tratta di un argomento che torna periodicamente alla ribalta all’inizio di ogni stagione estiva, quando i cittadini marsalesi (e tanti turisti) si riversano verso le spiagge libere o gli stabilimenti balneari compresi tra l’ex Fortino e Torre Sibiliana.
Com’è noto, la cementificazione incontrollata che ha interessato la costa lilibetana tra gli anni ’70 e gli anni ’80 ha comportato non solo la riduzione degli arenili sabbiosi, ma anche degli spazi di accesso al mare, che in molti casi sono stati anche chiusi da cancelli predisposti dai proprietari dei complessi abitativi sorti nell’area.
Naturalmente, non si tratta di un problema che si verifica solo a Marsala: basta fare una piccola ricerca sul web per rendersi conto di quanto la questione sia presente in numerose località balneari italiane. Proprio per questo, in molti casi i sindaci hanno adottato ordinanze che prevedevano la consegna delle chiavi dei cancelli all’inizio della stagione estiva, ritenendo prevalente il diritto dei bagnanti ad usufruire liberamente degli accessi.
Di conseguenza, coloro che si incamminavano verso la spiaggia e trovavano chiuso il passaggio, erano legittimati a rivolgersi alla Polizia Municipale per riaffermare il proprio diritto di transito. Per diversi anni è stato così anche a Marsala, sebbene tante volte queste disposizioni siano state solo parzialmente rispettate. Da qualche anno a questa parte, però, una sentenza del Tar di Palermo ha dichiarato illegittima l’ordinanza che imponeva l’apertura dei cancelli nella zona sud del litorale marsalese.
In questi giorni, diversi cittadini sono tornati a segnalare anche alla nostra redazione questa situazione che però, in mancanza di una diversa pronuncia della giustizia amministrativa, non può andare al di là della mera indignazione civile.
Lo scorso anno, a dire il vero, un caso analogo interessò la comunità di Bagheria e anche in quella vicenda i giudici accolsero le istanze dei proprietari delle case (alcune delle quali abusive) un po’ per questione di forma (non risultava provato il carattere “urgente” dell’ordinanza municipale), un po’ per questione di sostanza (la servitù di passaggio andava considerata, secondo il Tar, solo per accedere ai lotti acquisiti e non per arrivare sull’area demaniale marittima). Qualche giorno fa, una decisione simile è stata presa anche dai giudici amministrativi del Lazio, in seguito a un’istanza avanzata da un consorzio che gestisce un residence a San Felice Circeo.
Va detto, tuttavia, che non tutta la giurisprudenza ha mostrato lo stesso orientamento sulla questione. Sempre il Tar del Lazio, ad esempio, ha recentemente dato ragione al sindaco di Sabaudia e alla sua ordinanza di apertura dei cancelli e una recente sentenza della Cassazione, risalente al 2020, va pure in questa direzione.
A conferma di un quadro complesso, in cui il conflitto di interessi tra bagnanti e residenti sull’utilizzo degli accessi fatica a trovare una soluzione definita e in cui, talvolta, è l’accuratezza degli atti prodotti dalle parti in causa a fare la differenza.