Giornata del lavoro minorile, in Italia 336mila bambini e ragazzi hanno lavorato

redazione

Giornata del lavoro minorile, in Italia 336mila bambini e ragazzi hanno lavorato

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lunedì 12 Giugno 2023 - 09:15

L’Organizzazione internazionale del lavoro (Oil) ha istituito nel 2002 una giornata mondiale dedicata al lavoro minorile e alle problematiche legate a questo fenomeno nel mondo, proprio oggi, 12 giugno.

Il lavoro minorile è un fenomeno grave e diffuso in molti paesi del mondo, ed è una violazione dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, con conseguenze negative sulla salute, sull’educazione e sul benessere fisico e psicologico dei minori coinvolti.

Per il rapporto di Save the Children “Non è un gioco”, in Italia sono 336mila i bambini e adolescenti tra i 7 e i 15 anni che hanno già alle spalle esperienze lavorative.

Secondo i dati raccolti da ILO ed Unicef a livello globale, nel 2020 circa 160 milioni di bambine, bambini e adolescenti tra i 5 e i 17 anni erano costretti a lavorare. Di questi, ben 79 milioni erano occupati in lavori pericolosi, che possono quindi danneggiare la salute e lo sviluppo psicofisico e morale.

In Italia la legge stabilisce la possibilità per gli adolescenti di iniziare a lavorare a 15 anni a condizione di aver assolto l’obbligo scolastico di 10 anni – elemento che sposta quindi l’effettiva possibilità di accesso al mondo del lavoro al compimento del sedicesimo anno di età8. La legge definisce poi l’obbligo formativo come il diritto/dovere dei giovani di frequentare attività formative per almeno 12 anni, fino all’età di 18 anni o, comunque, fino al conseguimento di un diploma di Stato o di una qualifica professionale triennale entro i 18 anni di età.

In tutti i territori indagati risulta diffusa la preoccupazione per la dispersione scolastica (anche implicita), in crescita a seguito della pandemia.

Un’indagine di Save the Children prende in esame alcuni territori italiani, tra cui la Sicilia, partendo dalla provincia di Ragusa, dove ci sono zone di grande tradizione ed attività agricola. Il dato è tragico e allarmante nella sua vastità ma anche nella complessità: i minori, perlopiù di famiglie di immigrati del Nord Africa e della Romania, non sono soltanto direttamente sfruttati nel lavoro agricolo ma non hanno accesso all’istruzione di base e ai servizi più elementari. Una piaga inaccettabile, per contrastare la quale occorrerebbe intervenire sull’intero nucleo familiare.

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