Da Badalamenti a Impastato (e ritorno). L’Agenzia dei Beni Confiscati ordina la restituzione di Casa Felicia al figlio del boss

Vincenzo Figlioli

Da Badalamenti a Impastato (e ritorno). L’Agenzia dei Beni Confiscati ordina la restituzione di Casa Felicia al figlio del boss

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sabato 05 Marzo 2022 - 06:45

“Dobbiamo riconsegnare alla famiglia Badalamenti il caseggiato confiscato dallo Stato alla mafia”. Ad annunciare la paradossale notizia, nei giorni scorsi, è stato Giovanni Impastato, fratello di Peppino, cui è stata notificata dall’Agenzia Nazionale dei Beni Confiscati la comunicazione che l’immobile dovrà tornare agli eredi del defunto boss Tano Badalamenti, condannato proprio per l’omicidio di Peppino Impastato, avvenuto la notte tra l’8 e il 9 maggio del 1978.

Alla base della revoca della confisca, disposta dall’Agenzia, un problema procedurale (una particella a suo tempo non dichiarata) che pare non possa essere sanato. Di fatto, un cavillo burocratico, che assume le sembianze di una beffa.

Dopo il sequestro e la successiva confisca, il casolare che era stato della famiglia Badalamenti era stato assegnato dallo Stato al Comune di Cinisi, che lo aveva riqualificato, investendo circa 370 mila euro di fondi europei nell’ambito del Gal Castellammare del Golfo. L’amministrazione di Cinisi, a sua volta, lo aveva assegnato nel gennaio 2021 all’associazione Casa Memoria per scopi culturali e sociali, nel solco dell’impegno antimafia di Peppino Impastato. Rinominato come Casa Felicia, l’edificio ha già ospitato iniziative aperte ai giovani, con l’obiettivo di trasformarlo gradualmente in un vero e proprio centro culturale.

Inizialmente fissata per il 26 febbraio, la riconsegna delle chiavi a Leonardo Badalamenti (figlio di Tano) è stata rinviata al 29 aprile. Lo stesso erede dello storico boss, peraltro, nell’agosto del 2020, con la scusa di rivendicare un suo diritto, aveva rotto le serrature di questo immobile per appropriarsene con la forza. Pochi giorni dopo fu arrestato dalla Dia su un mandato di cattura internazionale emesso nel 2017 dall’autorità giudiziaria di Barra Funda (Brasile) per traffico di stupefacenti e falsità ideologica. Nel maggio 2021 gli fu negata l’estradizione in Brasile, dopo di che fu scarcerato. 

“E’ una situazione inaccettabile. Mio fratello ci avrebbe fatto una bella trasmissione radiofonica su Radio Aut”, ha affermato Giovanni Impastato, che sta chiamando a raccolta le istituzioni e la società civile per chiedere sostegno rispetto a questa dolorosa vicenda. “Noi resistiamo”, dicono in una nota ufficiale i componenti dell’associazione Casa Memoria, consapevoli anche della posizione assunta dal Comune di Cinisi, che con un’apposita delibera ha dichiarato la volontà di mantenere la proprietà e il possesso del bene e di avvalersi della facoltà della restituzione per equivalente.

Al di là degli aspetti formali, è chiaro che un epilogo del genere suonerebbe, nella sostanza, come una sconfitta per lo Stato e per tutti coloro che continuano a credere nel riscatto della Sicilia dall’arroganza e dalla violenza mafiosa, oltre che nella promozione tra le nuove generazioni di un diverso modello culturale, incentrato su legalità e giustizia sociale. Un modello che, proprio intorno alla figura di Peppino Impastato e all’eredità morale e civile portata avanti dai suoi familiari e dai suoi amici, ha sottratto a Cosa Nostra ampie quote di consenso.

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