La mafia e il consenso social

Vincenzo Figlioli

Punto Itaca

La mafia e il consenso social

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giovedì 29 Luglio 2021 - 06:45

«Se la gioventù le negherà il consenso, anche l’onnipotente e misteriosa mafia svanirà come un incubo», affermava trent’anni fa Paolo Borsellino. Con il suo carisma e il suo rigore professionale, il magistrato palermitano ebbe un grande ascendente sui giovani quand’era in vita (basta pensare alle storie di Rita Atria e Piera Aiello) e anche dopo la Strage di via D’Amelio, per l’eredità morale lasciata alle nuove generazioni.

Tuttavia, a leggere in questi giorni i social, l’impressione è che una parte non del tutto marginale della popolazione (giovanile e non solo) coltivi ancora forme di consenso più o meno esplicite nei confronti della mafia.

Nella giornata di domenica, per dovere di cronaca, la nostra testata ha pubblicato on line la notizia del decesso di Antonino Bonafede, esponente storico della famiglia mafiosa marsalese. Condiviso sui social, l’annuncio ha suscitato una lunga serie di messaggi in cui si esponeva cordoglio e vicinanza alla famiglia, se non addirittura apprezzamento e ammirazione per il defunto. “Grande uomo, grande persona”, ha scritto qualcuno. “Una persona meravigliosa, fai buon viaggio”, “Che Dio l’abbia in gloria”, hanno aggiunto altri. C’è anche chi ha provato ad andare controcorrente, ricordando che si trattava comunque di un mafioso. Ma le risposte, in alcuni casi, sono state altrettanto eloquenti (“parli troppo”, “fatti i fatti tuoi”, “ognuno vive come vuole”, “non si giudicano le persone se non si conoscono”).

Più o meno nelle stesse ore, altre testate hanno pubblicato la notizia che Matteo Messina Denaro era diventato nonno, in seguito alla nascita del primogenito della figlia. Numerosi i messaggi di auguri alla famiglia, latitante compreso.

Lecito chiedersi, a questo punto, se il consenso delle organizzazioni criminali sia davvero aumentato negli ultimi anni, in barba agli arresti, alle campagne di sensibilizzazione, ai progetti scolastici per la legalità o se, semplicemente, sono stati i social a dare la possibilità a tanti di esprimere un sentimento che in passato non avrebbero manifestato pubblicamente. Spunti di dibattito su cui dovrebbero riflettere seriamente gli osservatori del fenomeno mafioso, prodighi di dettagli sulla criminalità del passato ma spesso incapaci di leggere quella del presente.

Comunque la si pensi, e al di là della pietas umana che può accompagnare un decesso o la nascita di una nuova vita, nelle sue varie trasformazioni la mafia resta sempre il peggiore tra i mali che affliggono la nostra terra. Sottovalutarla è il miglior servizio che le si possa rendere per consentirle di continuare a prosperare, nei suoi mille interessi e nelle sue molteplici collusioni.

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