Pino Nilo, storico presidente dell’Associazione Nazionale Partigiani Italiani, quest’anno ancora una volta ha partecipato alla manifestazione del 25 aprile che si è tenuta in maniera ridotta causa norme anticovid.
Nilo, che occasione è stata quella di domenica scorsa?
“Ogni 25 aprile è diverso e uguale. È uguale perché è la festa nazionale che ricorda la liberazione da due dittature: il fascismo e il nazismo. E’ la festa da cui deriva tutta la nostra organizzazione democratica fino a oggi: la Costituzione e il conseguente stato democratico che ci accompagna da tantissimi anni. Anche in questo anno di pandemia e di ristrettezze abbiamo ricordato le partigiane e partigiani che scesero dalle montagne e dalle colline ed entrarono nelle città e le liberarono dalla presenza nazifascista. Questo era il 76° anniversario dalla Liberazione e non abbiamo, giustamente, potuto celebrarlo a causa del coronavirus e quindi essere presenti nelle piazze, fare i nostri cortei”.
A proposito di partigiane, lei nei suoi interventi pubblici ricorda sempre le donne che contribuirono alla Liberazione…
“Senza le donne che con mille ruoli parteciparono a quell’evento, oggi noi tutti saremmo ancora nelle montagne. Donne che fecero da collegamento con i partigiani fuggiti nelle montagne, che portarono rifornimenti ma anche informazioni. Tantissime a rischio della loro vita ospitarono antifascisti nelle loro case oltre che molti militari sbandati. Non dobbiamo dimenticare che dopo l’otto settembre i tedeschi ci consideravano traditori e non possiamo neanche dimenticare i giovani che per non arruolarsi nell’esercito della repubblica sociale di Mussolini furono deportati e mandati a morire nei lager nazisti. Tutto questo è il giorno della Liberazione dalla dittatura, giornata che ricorre ogni giorno. Perché i valori della democrazia vanno difesi ogni giorno”.
Come ogni anno sembra che la Liberazione riguardò soltanto uomini e donne native del nord Italia.
“Il nostro circolo da anni fa delle ricerche per identificare i partigiani e le partigiane marsalesi che parteciparono alla guerra di Liberazione. Ne abbiamo individuati e consegnati alla memoria che meritano 130 dei quali 21 morirono. Nel meridione d’Italia sono migliaia di caduti antifascisti. Di loro e di tutto il movimento di liberazione, L’Anpi cerca di diffondere l’idea di libertà che ci hanno lasciato”.
Anche in questo anno particolare a Marsala non sono mancate le scritte inneggianti al fascismo e al nazismo, con tanto di simboli e qualche atto vandalico.
“Si tratta di veri imbecilli. Io per paradosso ho sempre detto che oltre a pulire i muri bisognerebbe lavare lori i cervelli. Non voglio però minimizzare, la democrazia va difesa da tutti anche se si tratta di qualche stupido. Occorre tenere viva l’attenzione contro gli autori di queste scritte deliranti”.
Uno di questi atti ha riguardato la toponomastica del parco che ricorda tre partigiane marsalesi. E proprio in quel luogo si è verificata una sorta di divisione, con le autorità in piazza San Girolamo e alcuni partiti e movimenti sul lungomare davanti al cartello danneggiato. Le due manifestazioni sono sembrate alternative…
“Non bisogna mettere il cappello all’antifascismo. Credo che ci sia stato una sorta di malinteso. Io sono andato alla manifestazione ufficiale e sempre in rappresentanza dell’Anpi ho raggiunto quanti erano al parco delle partigiane. Ho lanciato l’idea di un coordinamento antifascista della città di Marsala. L’antifascismo non è di proprietà di una parte è di tutti, perché fondamento della nostra Costituzione. Forse per evitare assembramenti da parte di alcuni si è ritenuto opportuno recarsi in due luoghi diversi. Io però aggiungo che questo virus che mette in ginocchio il nostro Paese e il mondo intero, non potrà cancellare la memoria del sacrificio dei tanti partigiani e partigiane che hanno anteposto l’amore per la democrazia e per la libertà alla propria vita; e non saranno i neo-fascisti locali che imbrattano muri con scritte deliranti o dileggiano lapidi e toponimi dedicati ai nostri partigiani caduti. Ricordo sempre con emozione la frase: “Volevano seppellirci ma non sapevano che eravamo semi”. Ecco i semi dell’antifascismo appartengono a tutti gli antifascisti”.
E’ paradossale che l’Anpi di Marsala non abbia una sede…
“Sono tanti anni che chiediamo alle amministrazioni che si sono succedute di avere un piccolo locale dove esporre il simbolo del nostro movimento. In tantissime città d’Italia l’Anpi trova alloggio all’interno dei locali dove vi sono le istituzioni. Rinnoviamo la richiesta al neo sindaco di Marsala”.