Cosa sono i software di intelligenza artificiale?

redazione

Cosa sono i software di intelligenza artificiale?

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giovedì 22 Aprile 2021 - 07:53

La disciplina dell’AI è un territorio ancora in gran parte inesplorato che, oltre ad aprire sconfinati orizzonti sulle possibilità della sua applicazione, pone anche diversi quesiti. A cosa serve l’intelligenza artificiale, in che modo un software di intelligenza artificiale può essere utile a un business? Fino a che punto si spingerà la ricerca nel campo della IA?

Per abbozzare alcune risposte a queste domande così complesse abbiamo analizzato le caratteristiche di un simile software su www.indigo.ai – azienda italiana che si occupa proprio di AI per le imprese – e il modo in cui questo è stato applicato a diversi business con risultati efficaci.

A cosa serve l’intelligenza artificiale?

Dalla nostra analisi è emerso che, in particolare, è nelle intelligenze artificiali conversazionali che si nascondono molte di quelle qualità della tecnologia che potrebbero rivoluzionare alcuni settori della società. Questi prodotti vengono sempre realizzati a partire da uno scopo ben preciso.

L’analisi dell’azienda cliente, dei suoi bisogni specifici e dei goal da raggiungere con l’uso dell’AI è infatti preliminare a qualsiasi progettazione. Solo una volta stabilito a cosa serva l’intelligenza artificiale in un determinato settore si può proseguire nel progettarla in modo da renderla efficace, poco costosa e per niente invasiva.

Alcuni esempi di software di intelligenza artificiale

I settori in cui l’AI sta percorrendo vie finora inesplorate sono soprattutto quelli dell’interazione con gli umani. Ciò comprende chatbot e voicebot domestici; sistemi diagnostici ad alta precisione; software conversazionali che affrontano il temuto servizio clienti.

In questo senso, Indigo.ai è l’azienda italiana che ha portato avanti progetti di diverse tipologie, sempre con un occhio verso l’innovazione e l’altro verso l’empatia. I progetti svolti finora, infatti, dimostrano come il software di intelligenza artificiale non possa funzionare se troppo distante e distaccato dalla reale esperienza umana.

Per esempio, nella creazione di sistemi per il controllo della diffusione di fake news, in piena pandemia, è stato necessario dare all’AI una personalità ben precisa. Comprensiva e paziente, l’assistente virtuale (VERA, in contrapposizione alla falsa informazione diffusa online) è stata in grado di comprendere le difficoltà emotive degli utenti e rassicurarli.

Questo perché il Natural Language Processing, “l’anima” di un software basato su AI conversazionale, non può prescindere dalla comprensione delle sfumature emotive. Rabbia e paura, angoscia e incertezza possono essere colti dai bot in base alla velocità di risposta (scritta o a voce), dalle parole usate e dal cambiamento nel tono di voce.

Nei rapporti con i clienti, invece, i software di intelligenza artificiale riescono a risolvere in pochissimo tempo dubbi che andrebbero altrimenti a intasare la casella email dedicata al customer service. La loro utilità è stata sfruttata anche in modi più creativi, per esempio suggerendo ricette da sperimentare in base alla lista della spesa scritta al chatbot di un supermercato. Grazie a un team completo di sociologi, psicologi, linguisti e ovviamente programmatori informatici, i software di intelligenza artificiale possono semplificare ogni attività e renderla divertente, veloce, efficiente.

Cosa c’è nel futuro dell’AI?

A ben guardare, il mondo dell’intelligenza artificiale si evolve insieme a quello umano. Gli ambiti in cui questi sofisticati software saranno applicati nei prossimi anni e decenni dipendono dall’evolversi della società, delle sue abitudini, dei suoi bisogni.

L’obiettivo finale non è quello di sostituirli all’umano, ma di usarli per incentivarne il talento, l’immaginazione, la capacità produttiva. E, come il periodo della pandemia ha ben dimostrato, per recuperare una connessione più autentica proprio tra gli esseri umani.

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