Processo Scrigno, sentito un ufficiale dei carabinieri sulla carriera politica di Ruggirello

Linda Ferrara

Processo Scrigno, sentito un ufficiale dei carabinieri sulla carriera politica di Ruggirello

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mercoledì 24 Marzo 2021 - 15:12

Il maggiore Diego Berlingeri, nel corso dell’udienza svoltasi presso il tribunale di Trapani, ha ricostruito le indagini della polizia giudiziaria, aventi ad oggetto la carriera politica dell’ex deputato regionale, Paolo Ruggirello, e tutte le consultazioni elettorali, fino al 2016, che lo hanno visto protagonista.

Nell’aula bunker del Palazzo di giustizia di Trapani, si è svolta nella giornata di ieri l’udienza del processo a carico di Antonino Buzzitta e altri sette soggetti, tra cui l’ex parlamentare regionale Paolo Ruggirello, Vito Gucciardi, Marcello Pollara, Grignani Giuseppa, Vito Mannina, Vito D’Angelo e Cristiano Manuguerra, scaturito operazione della DDA di Palermo c.d. Scrigno del 2018. I soggetti citati sono accusati di associazione a delinquere di stampo mafioso e di voto di scambio politico-mafioso. Davanti al collegio dei giudici, presieduto dalla dottoressa Daniela Troja e a latere i dottori Edoardo Bandiere e Oreste Fabio Marrocoli, è stato sentito il maggiore Diego Berlingeri. L’ufficiale dei carabinieri, comandante del nucleo investigativo di Trapani dal 2016 al 2018, oggi, opera nei Ros di Reggio Calabria. Il maggiore Berlingeri, dunque, esaminato dal pubblico ministero Gianluca De Leo, ha ricostruito le indagini della polizia giudiziaria, aventi ad oggetto la carriera politica dell’ex deputato regionale, Paolo Ruggirello, e tutte le consultazioni elettorali, dal 2001 fino al 2016, che lo hanno visto protagonista. In particolare, il teste ha riferito in aula sull’informativa del 23 novembre 2017, dallo stesso firmata, che raggruppava una serie di risultanze investigative, raccolte in vari procedimenti che riguardavano attività di intercettazioni, telefoniche e ambientali in cui figurava l’ex onorevole Ruggirello. Dette risultanze comprendevano acquisizioni di tipo probatorio in merito all’appoggio di contigui o solidali mafiosi nei confronti dell’ex parlamentare regionale. All’interno dell’informativa, ha precisato l’ufficiale dei carabinieri, non è stata inserita la parte relativa alle candidature regionali del 2017 e nazionali del 2018.

Il maggiore Berlingeri ha, quindi, ricostruito la carriera politica di Paolo Ruggirello, iniziata nel 2001 come consigliere comunale del comune di Erice, proseguita nel 2006 e nel 2008 come deputato regionale. Nel 2008 è stato anche assessore alle politiche del Lavoro a Valderice. Inoltre, Paolo Ruggirello ha rivestito il ruolo di segretario della IV commissione Ambiente e Territorio dell’ARS e anche la carica di questore. Un primo dato, relativo alle elezioni comunali del 2001, sarebbe emerso dall’acquisizione di intercettazioni contenute nella sentenza nata dall’indagine cosiddetta “Tempesta”, concernente la mafia di Castellammare del Golfo e, nello specifico, il boss Francesco Domingo, e gli interessi dell’organizzazione criminale sugli appalti. Da un dialogo captato nella sala colloqui della Casa Circondariale “San Giuliano” di Trapani, tra Filippo Coppola, detto “u prufissuri”, la moglie Luciana Mannina, il fratello Girolamo Antonino Coppola, detto “mimmetto”, e il detenuto Francesco Bica, e inerente anche le consultazioni elettorali in programma per il rinnovo del Consiglio comunale di Trapani e di Erice, si apprendeva che Antonino Coppola stava chiedendo al fratello Filippo detenuto di attivarsi, presso gli altri detenuti, per il fratello di Bice Ruggirello, Paolo Ruggirello per l’appunto.

Successivamente, sono state trattate le consultazioni elettorali regionali del maggio 2006, nel corso delle quali Paolo Ruggirello avrebbe ottenuto il supporto di Michele Accomando, imprenditore associato alla famiglia mafiosa di Mazara del Vallo, iscritto alla loggia massonica “Giovanni Gentile-Valle del fiume Mazzaro”, il quale sarebbe riuscito anche a risolvere in positivo, mediante degli agganci alla Corte di Cassazione, alcuni processi a carico di sodali mafiosi. Nel corso di alcune conversazioni con Renzo Parisi, figlio di Salvatore, proprietario e gestore del campeggio “Sporting Club” di Mazara del Vallo, vicino alla famiglia mafiosa dei Messina Denaro, Accomando caldeggiava l’elezione di Paolo Ruggirello, e in cambio dei voti della famiglia Parisi, prometteva l’interessamento del politico per il buon esito di una pratica di finanziamento di 200 mila euro in loro favore. In un’altra conversazione, stavolta con la figlia Giusy, la informava che anche “Pinuzzu” (Burzotta, ndr.), fratello di Diego Santino Burzotta, uomo d’onore della famiglia mafiosa di Mazara del Vallo si era mostrato disponibile al reperimento di voti in favore di Ruggirello. Nella conversazione con tale Piero, non identificato, dava inoltre atto dell’impegno straordinario profuso, affermando che i voti a Mazara del Vallo era stati “cercati uno ad uno”.

Dopo, il maggiore Berlingeri è stato esaminato sulla parte dell’informativa relativa alle elezioni regionali dell’aprile 2008 e sull’attività indagine “Campus Belli”, avente ad oggetto sempre il reperimento voti, in questo caso a Campobello di Mazzara. Nello specifico, è stata trattata l’intercettazione svolta a casa di Leonardo Bonafede, al vertice della famiglia mafiosa, tra questi e Giovanni Buracci, funzionario della pubblica sicurezza che prestava servizio, prima del pensionamento, presso la Prefettura di Trapani, quale addetto all’ufficio alle certificazioni antimafia ed alle patenti sorvegliati speciali. Il Buracci chiedeva l’appoggio in favore di Ruggirello in virtù dell’assunzione figlia, nonché moglie di Pietro Petrusa, presso l’ospedale Sant’Antonio di Trapani. Bonafede, però, avrebbe già preso impegni con il candidato sindaco Ciro Caravà.

Poi, è stato affrontata la vicenda, sganciata da quella elettorale, dell’incontro del 16 settembre 2008 tra Paolo Ruggirello e Andrea Angelo, figlio di Salvatore “u cagnulazzu”, esponente apicale della famiglia mafiosa di Salemi e imprenditore nel campo dell’eolico, condannato in via definitiva per associazione per delinquere di stampo mafioso. Dalle indagini svolte dall’operazione c.d. “Mandamento”, si ricostruiva la preparazione dell’incontro tra Ruggirello e Angelo Andrea, per il tramite del pacecota Mario Culcasi. Andrea Angelo, nel corso di un colloquio, chiedeva al padre quanto avrebbero dovuto sborsare per avere come contropartita un aiuto nelle trattative relative alla realizzazione di alcuni “aereogeneratori” in diverse aree della provincia di Trapani. Salvatore Angelo replicava al figlio dicendo “un prezzo da loro ti devi far dare va bene? un prezzo da loro fatti dare!”. L’incontro con il politico poi avvenuto presso il Bar “La Caffetteria”, sito in via Regina Margherita a Trapani, come precisato dal dottore De Leo alla presidente Troja è stato documentato da alcuni fotogrammi.

In seguito, è stata relazionata dal teste la parte dell’informativa sulle elezioni regionali del 28 ottobre 2012 e sul pieno sostegno fornito a Paolo Ruggirello, primo eletto nella lista Musumeci presidente, da Calogero Giambalvo, nipote di Vincenzo La Cascia, pregiudicato mafioso della famiglia di Campobello di Mazara, e Francesco Martino, impegnato in attività di edilizia. Entrambi i soggetti sono di Castelvetrano. Il Giambalvo, in particolare, è stato qui consigliere comunale, oggetto nel tempo di diverse attività investigative, vista la vicinanza affiliazione familiare con lo zio materno La Cascia, condannato anche nell’ambito dell’operazione “Progetto Belice”. Come rivelava Giambalvo in una conversazione intrattenuta con Ruggirello, il padre di Francesco Martino era stato un abile “tombarolo” e i reperti archeologici, che era riuscito a trafugare, li aveva venduti al capo mafia Francesco Messina Denaro ed al figlio Matteo. Avrebbe ricevuto da “don Ciccio Denaro” circa 200 milioni di lire.

Giambalvo e Martino si sarebbero, inoltre, impegnati in favore di Paolo e Bice Ruggirello anche durante la campagna elettorale per le elezioni politiche del 2013, rispettivamente candidati alla Camera ed al Senato, con il movimento politico Moderati Italiani in Rivoluzione (M.I.R.) di Giampiero Samorì. Poi, è avvenuta la nascita del movimento politico “Articolo 4” nel luglio 2013, a Palermo, grazie al parlamentare Nino Leanza, ex udc, ed altri deputati, tra cui Ruggirello. Come coordinatore provinciale veniva designato il professore Francesco Todaro. Nel 2013, dunque, Giambalvo avrebbe chiesto la mediazione di Ruggirello per determinare le scelte di Felice Errante, sindaco di Castelvetrano. Sostanzialmente, attraverso la nomina di assessore di un consigliere comunale, l’avvocato Giuseppe Rizzo, ottenendo le dimissioni da quest’ultimo da rappresente del consesso civico, si sarebbe riusciti a scalare di una posizione nell’elenco delle preferenze dei candidati della lista a sostegno del primo cittadino, in modo tale da far entrare Calogero Giambalvo all’interno dell’organo elettivo. Come contropartita nel garantire tale operazione politica, Ruggirello si sarebbe impegnato per l’approvazione di un progetto per anziani sul terreno di proprietà di Francesco Martino. Così, il sindaco Errante informava Giambalvo dell’imminente nomina a consigliere comunale “Caro consigliere è questione di giorni. Stai tranquillo io gli impegni li mantengo. Prepara il vestito per la festa…”. Il 17 luglio nel 2014, in una conversazione intercettata tra il sindaco Errante e Giambalvo, il primo lo informava delle dimissioni di Rizzo. Il secondo, poi, si sarebbe premurato di dare comunicazione lo stesso giorno allo zio Vincenzo La Cascia. Tra le altre promesse fatte da Ruggirello a Giambalvo, le indagini rilevavano l’affare del “parco di Selinunte” all’interno del quale realizzare un ristorante. In una conversazione con la madre Rosa La Cascia, dell’aprile 2014, Giambalvo spiegava che Ruggirello ed Errante non soltanto si sarebbero occupati dell’iter autorizzativo, ma ne avrebbero ottenuto anche un tornaconto economico, figurando come soci “occulti”. Sempre in merito alla vicenda del parco di Selinunte, il 7 Maggio del 2014, in una conversazione con Giuseppe Sarao, titolare di rivendita di telefoni a Castelvetrano, Calogero Giambalvo, relativamente alla possibilità di portare dei turisti all’interno dell’area archeologica con dei pullman, chiariva che non doveva chiedere alcuna ulteriore “protezione” a Selinunte poiché egli già godeva di un benestare mafioso. “Non ce ne vogliono cristiani giusti di Selinunte io ce li ho i cristiani giusti”. Tuttavia, il Sarao rispondeva che per preservare i pullman da eventuali azioni intimidatorie, l’autorizzazione del mafioso locale era necessaria, figura poi individuata da entrambi in Giuseppe Fontana, detto “Peppe Rocky” di Castelvetrano vicino alla famiglia dei Messina Denaro.

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