L’ex Vescovo di Trapani Francesco Miccichè è stato rinviato a giudizio dalla locale Procura della Repubblica con l’accusa di peculato. Il gup Samuele Corso ha parzialmente accolto la richiesta formulata dalla pm Sara Morri: sono stati dichiarati prescritti gli episodi precedenti al 7 ottobre 2007, mentre su quelli successivi si deciderà al termine del processo, che verrà celebrato in forma dibattimentale a partire dal prossimo 1° ottobre.
In particolare, Miccichè è accusato di essersi impossessato di fondi (circa 300 mila euro) provenienti dalle offerte dei fedeli del cosiddetto “8xmille”.
L’accusa dei pm si riferisce a due conti correnti su cui confluivano le risorse che il prelato avrebbe sottratto, mettendo “in atto un disegno criminoso con una serie di azioni realizzate in tempi diversi”.
“Miccichè non si è appropriato di
nulla”, afferma invece l’avvocato Mario Caputo, difensore dell’ex vescovo
assieme ai colleghi Francesco Troia e Nicola Nocera.
Le indagini sulla gestione finanziaria della
Diocesi di Trapani iniziarono nel 2011. L’anno successivo, Miccichè venne
rimosso dal papa Benedetto XVI in seguito a una visita ispettiva eseguita dal
“visitatore apostolico”, monsignor Domenico Mogavero, vescovo di
Mazara del Vallo. Miccichè è stato alla guida della Diocesi di Trapani per 12
anni (dal 2000 al 2012). La vicenda che lo riguarda è stata raccontata da
diversi articoli giornalistici pubblicati dai periodici L’isola e I quaderni de
L’Ora, in seguito ai quali Miccichè querelò i giornalisti Giuseppe Pipitone e
Gianfranco Criscenti, nonché l’ex sacerdote Ninni Treppiedi. Dopo un lungo
iter, nel febbraio 2018 il giudice Antonio Cavasino decretò l’archiviazione
dall’accusa di diffamazione a mezzo stampa per i tre soggetti in questione, in
accoglimento della richiesta formulata dal pm Marco Verzera.